In Cina monsignor Pietro Zhuang Jianjian vescovo della diocesi di Shantou (che conta più di 130 mila fedeli), riconosciuto dal Vaticano, ma non dal governo, verrà sostituito da mons. Giuseppe Huang Bingzhang, uno dei sette vescovi a cui papa Francesco ha tolto la scomunica in occasione della firma dell’accordo provvisorio fra Cina e Santa Sede.
Alla fine del 2017, l’arcivescovo Carlo Maria Celli aveva chiesto a mons. Zhuang di ritirarsi, per lasciare il posto a mons. Huang. L’anziano vescovo di 88 anni, è sembrato non accettare e aveva scritto una lettera al card. Joseph Zen di Hong Kong. Il card. Zen si è mosso per andare a Roma e presentare a papa Francesco una lettera in cui metteva in guardia il pontefice dal voler “svendere” la Chiesa sotterranea di Shantou.
Secondo le parole del card. Zen, il papa non voleva “un altro caso Mindszenty”, a ricordo del cardinale ungherese, inviso al governo di Budapest, che papa Paolo VI sollevò dalla carica di arcivescovo di Esztergom.
Dopo la firma dell’accordo, mons. Celli è ritornato in Cina lo scorso dicembre per garantire il passaggio di consegne. La cerimonia è stata presieduta da mons. Su Yong di Zhanjiang, alla presenza di altri vescovi del Guangdong: mons. Gan Junqiu di Guangzhou; mons. Liao Hongqing di Meizhou; mons. Liang Jiansen di Jiangmen. Ma la presenza che ha fatto più scalpore è quella di mons. Shen Bin, che è vice-presidente del Consiglio dei vescovi cinesi (un organismo non riconosciuto dalla Santa Sede perché mancante dei vescovi sotterranei, non riconosciuti da Pechino).
Lo stupore, scrive ASIA NEWS, è dovuto al fatto mons. Zhuang è un vescovo non riconosciuto dal governo e non appartiene al Consiglio dei vescovi cinesi. Secondo alcuni osservatori, la presenza di mons. Shen Bin – insieme ad altre personalità da Pechino – significa che il ritiro dell’anziano prelato è considerato molto importante dal governo.