“L’Amoris Laetitia non cambia la dottrina. Effettivamente la Chiesa vive una fase di misericordismo eccessivo e parla poco del peccato”. Lo dice il noto teologo domenicano frate Giovanni Cavalcoli.
Frate Cavalcoli, secondo lei l’ Amoris Laetitia ha recato mutamenti o no alla dottrina?
“Facciamo un passo indietro e partiamo dal punto se la dottrina è modificabile no. La risposta è certamente no, la dottrina per sua natura è immutabile e nessuno è autorizzato a fare cambi. Il Vangelo ci dice chiaramente che Cieli e Terra passeranno, ma le mie parole resteranno in eterno. I dogmi e le verità di fede, dunque, non sono tangibili da parte di nessuno”.
E allora?
“Fatta questa premessa che la dottrina non è soggetta a cambiamenti, passiamo ad un secondo stadio. Quello che può evolvere è la percezione esterna della dottrina. Faccio un esempio. Nel passato la luna dagli studiosi era vista in un modo, oggi in ben altro. La luna rimane quella, ciò che cambia, per via di strumenti migliori e più sofisticati, è la percezione della stessa luna”.
Veniamo all’ Amoris Laetitia, fa registrare a suo giudizio un cambiamento sulla comunione al divorziato risposato civilmente?
” No. Il caso per caso di cui si parla non deroga al principio della indissolubilità del sacramento del matrimonio. Il Papa ha soltanto voluto, credo correttamente, dare un nuovo approccio pastorale al problema in relazione alle singole sensibilità. Tutto, però, rimane come era prima, dal punto di vista della dottrina”.
Alle messe vediamo lunghe file di persone che fanno la comunione e viene spontaneo il dubbio: sono davvero in grazia di Dio e non ci sarà forse superficialità nell’ accostarsi alla comunione?
” La domanda è pertinente. Indubbiamente non sta a noi giudicare gli altri e le loro situazioni. Però oggi esiste una certa superficialità nel fare la comunione e nel capirne il significato, talvolta ci si avvicina come se si andasse al bar. Occorre essere in grazia di Dio per comunicarsi degnamente, dunque non in peccato mortale e si ci libera da questo solo con la confessione sacramentale. Il peccato veniale, invece, può essere emendato dalla stessa persona e la comunione ben fatta lo elimina “.
Il Papa parla tanto di misericordia, condivide?
” No. Il Papa da parte di un cattolico non è censurabile quando parla di dogmi e verità di fede e in sostanza sul Magistero, però ciascuno, con rispetto, è libero di muovere critiche al suo operato pastorale. Allo stato vedo una ondata di misericordismo eccessiva e diffusa, se ne parla troppo e poco del peccato. Giustizia e misericordia camminano di pari passo e non ha senso predicare misericordia senza rimarcare la gravità del peccato. E’ dannoso”.
Bruno Volpe
“La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio; essa infatti è stata sottomessa alla caducità – non per suo volere, ma per volere di colui che l’ha sottomessa – e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto; essa non è la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo” (Romani 8, 19-23).
Così scrisse San Paolo. Il problema di ogni credente è la crescita a Figlio di Dio e per far questo ci vuole l’azione dello Spirito Santo che arriva solo su richiesta sincera di ha questa intima necessità. Il resto sono chiacchiere, anche perché il senso del peccato è insito in ogni credente, non c’è mica bisogno di parlarne più di tanto. Attraverso la misericordia anche verso se stessi che siamo vittime della mancanza dello Spirito Santo, quindi dell’ignoranza, si può sperare nella crescita suddetta. Il resto sono solo chiacchiere.