Il Santo Padre Francesco ha stupito nuovamente alcuni suoi insolenti detrattori sul web e sulla carta stampata. Nella mattinata del 30 settembre ha, infatti, nominato membro del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica l’ “Eminentissimo Cardinale” (così recita il comunicato pontificio) Raymond Leo Burke, uno dei firmatari dei famosi ‘Dubia”, delle richieste di chiarimenti rispettose poste al Successore di Pietro per chiarire alcuni passaggi dell’Esortazione Post Sinodale Amoris Letitiae. Gli altri cardinali nominati alla Segnatura Apostolica sono Agostino Vallini ed Edoardo Menichelli.
Il Papa ha annoverato tra i Membri del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica anche gli ccellentissimi Monsignori Frans Daneels e Johannes Willibrordus Maria Hendriks. Il Santo Padre ha nominato, inoltre, Vicario Giudiziale del Tribunale Ecclesiastico della Città del Vaticano il Rev.do Mons. Denis Baudot, del Clero dell’Arcidiocesi di Lyon, Officiale del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica.
Il cardinale Burke era stato prefetto del tribunale per sei anni, dopo essere stato nominato dal papa emerito Benedetto XVI, prima di essere rimosso nel 2014. La sua rimozione da Papa Francesco e il successivo incarico (in gran parte cerimoniale) come patrono cardinale dell’Ordine di Malta era stato visto, dai soliti complottisti, come una mossa insolita, portando molti a ipotizzare una rottura tra i due. Sia Papa Francesco che il Cardinale Burke hanno sempre sottolineato che una frattura tra i due era solo speculazione dei mass media.
In una recente intervista , il cardinale Burke ha descritto i rapporti mediatici di una divisione tra lui e il papa come una “caricatura”.
Nominare membro del tribunale della Segnatura una persona che ne era stato presidente e che ne era stato rimosso, a me sembra che si sia voluto umiliarlo. Corrisponde infatti ad una degradazione.
Che Burke abbia accettato la nomina dimostra in lui una grande dose di umilta’ e di distacco dalle cose terrene.
L’ironia del Direttore Ippolito è estremamente godevole.
Prosegua così, che ne abbiamo bisogno.