Il Papa ha confermato, dopo un’indagine approfondita, la scomunica di un sacerdote in Australia per aver violato il segreto della confessione. Il caso si è verificato nell’arcidiocesi di Brisbane e il protagonista è stato il sacerdote nigeriano Ezinwanne Igbo. Dall’arcidiocesi hanno detto che “mentre la scomunica rimane in vigore, padre Ezinwanne non può partecipare alla celebrazione della Messa o a qualsiasi altro servizio; non può celebrare o ricevere i sacramenti e non può esercitare alcun ministero nella Chiesa”. Secondo la legge canonica solo il Papa potrà sollevare questo tipo di scomunica.
Una volta ricevuta la denuncia, il processo è durato due anni, al termine dei quali la Santa Sede ha confermato il giudizio dell’arcivescovo locale Mark Coleridge, che aveva già rimosso il sacerdote dal ministero pubblico. Proprio la Chiesa in Australia sta ricevendo pressione affinché i sacerdoti possano rompere il segreto della confessione in caso di conoscenza di abusi sessuali.
Nell’annuncio, l’Arcidiocesi di Brisbane parla di situazione dolorosa per la parrocchia di Maroochydore e chiede di pregare per tutti coloro che hanno sofferto a causa di ciò che è accaduto.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma che il confessore è vincolato dal sigillo sacramentale al segreto assoluto, non soltanto per quanto riguarda i peccati, ma anche per quanto egli viene a conoscere riguardo alla vita del penitente. Il Codice di Diritto Canonico chiarisce le caratteristiche di tale sigillo: – il sigillo è inviolabile; –
il sigillo vincola anche l’interprete, se presente, e chiunque abbia saputo dei peccati in qualunque modo dalla confessione; – il sigillo proibisce al confessore di far uso o avvalersi delle conoscenze acquisite; – il sigillo proibisce a chi è costituito in autorità ed ha avuto notizia dei peccati in una confessione, di avvalersi di tale notizia in alcun modo per il governo esterno.
La violazione diretta del sigillo sacramentale da parte del confessore comporta la scomunica latae sententiae riservata alla Sede Apostolica. La violazione indiretta del sigillo da parte del confessore comporta una punizione proporzionale alla gravità del delitto. La violazione del sigillo da parte dell’interprete od altre persone comporta una giusta pena, non esclusa la scomunica.
alexdd79 se chi si confessa Sa che il prete può violare il segreto in caso di abuso sessuale quello non andrà a dirglielo, non capisco il senso della richiesta