di Mariella Lentini*
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Nasce nel 1897 a Trivolzio (Pavia) dove il padre Innocenzo Pampuri e la madre Angela Campari allevano nel rispetto del Vangelo i loro figli. Erminio Filippo è il loro decimo figlio e a tre anni perde la madre. Erminio Filippo viene accolto in casa degli zii materni. Crescendo nel ricordo della madre morta per malattia e con il benefico esempio dello zio, uomo di fede cristiana e medico, capisce l’importanza della medicina nella cura verso i malati.
È studente di medicina quando nel 1917 viene arruolato nell’esercito italiano dove si prodiga verso tutti. Durante la Prima guerra mondiale, a Caporetto, mentre l’esercito batte in ritirata, mette a rischio la sua vita conducendo sotto la pioggia, per un intero giorno, un pesante carro con il materiale sanitario. Erminio Filippo pensa a quanti feriti può salvare quel carico e prosegue incurante della fatica.
Finita la guerra, a ventiquattro anni si laurea in medicina con il massimo dei voti. Esercita la professione di medico condotto di Morimondo, nel milanese: case sparse di campagna, strade e viottoli sconnessi che lui percorre anche di notte, per portare aiuto agli ammalati, ai bambini, agli anziani. Il più delle volte non prende denaro dai suoi pazienti, piuttosto porta lui cibo, coperte e medicine ai bisognosi. Altri medici gli dicono di riguardarsi pensando meno al prossimo, lui non li ascolta e continua come una missione a svolgere il suo lavoro, pregando la Madonna di sorreggerlo e recandosi ogni mattina alla Messa.
Nel 1927, sentito più forte il richiamo della fede, entra a far parte dei religiosi “Fatebenefratelli”, l’Ordine fondato da San Giovanni di Dio per assistere i malati. Assume il nome di Fra Riccardo accettando nel noviziato anche i lavori più umili, sempre con l’animo sereno rivolto a Dio. Nel frattempo continua a svolgere la sua professione di medico ed è talmente bravo che a volte prende il posto del primario.
Per la sua grande bontà i pazienti lo vedono come un santo, e lui si dedica a chi sta male anche quando la sua salute diventa fragile. Ai superiori preoccupati risponde che sta bene e lavora anche con la febbre. Muore nel 1930, a Milano, di malattia. Il popolo si reca alla sua tomba per pregare con devozione. Tante sono le guarigioni e le conversioni avvenute nel suo nome. Nel 1989 San Giovanni Paolo II, papa Karol Wojtyla, lo proclama santo.
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* Autrice del libro
“Santi compagni guida per tutti i giorni”