di Mariella Lentini*
–
I santi, nel volto dei più deboli vedono quello di Gesù. Le parole del Figlio di Dio risuonano nel loro cuore: «Tutto quello che farete al più piccolo tra i miei fratelli, l’avrete fatto a me» (dal Vangelo secondo Matteo 25,40). Giovanni Grande si avvicina ai poveri con dolcezza e rispetto. I loro dolori e le loro miserie diventano i suoi dolori, le sue miserie. Ha compassione dei più sfortunati e li aiuta per renderli felici. Nasce in Spagna, a Carmona, nel 1544 circa. Il padre è artigiano e si occupa di tessuti. Il denaro non manca e Giovanni riceve una buona istruzione, anche cristiana presso la sua parrocchia. Ragazzino intelligente, quando perde il padre, impara il mestiere di tessitore che frutta buoni guadagni. Ma la sua vita gli appare senza significato.
Indossa un ruvido saio e si rifugia in convento. Illuminato, capisce che deve mettersi al servizio degli ultimi, di quelli emarginati da tutti. Inizia subito a mettere in pratica la sua vocazione accogliendo nella sua casa una coppia di coniugi abbandonati. Per mantenerli chiede l’elemosina. Una voce interiore gli suggerisce di trasferirsi a Jerez de la Frontera (Andalusia) per dedicarsi a carcerati, donne di strada, orfani, ammalati incurabili rifiutati dagli ospedali. Apre una piccola infermeria dove sistema alcuni letti e così inizia la sua opera di assistenza.
Diventa famoso, stimato e apprezzato dai cittadini che hanno fiducia in lui. Tutti lo aiutano e così Giovanni, che si fa chiamare non più Grande ma “Peccatore”, fonda un ospedale vero e proprio dedicandolo alla Madonna. In seguito si aggrega all’Ordine Ospedaliero “Fatebenefratelli” fondato da San Giovanni di Dio a Granada e apre ospedali nelle altre città dell’Andalusia. Giovanni “Peccatore” non si risparmia. Trova il tempo anche per insegnare il catechismo ai ragazzi poveri e toglie dalla strada le donne traviate. Trova loro un marito onesto, oppure le fa accogliere in buone famiglie.
Quando a Jerez scoppia un’epidemia, Giovanni è il primo a soccorrere gli ammalati abbandonati per la strada e a curarli nelle loro misere abitazioni. In un’occasione non si esime dallo scrivere una dura lettera alle autorità locali, per l’inerzia dimostrata di fronte all’emergenza sanitaria. Il monaco viene ascoltato e, grazie alla sua determinazione, il servizio sanitario migliora. Muore nel 1600 a Jerez, e in questa città viene sepolto, nel santuario a lui dedicato.
* Autrice del libro
“Santi compagni guida per tutti i giorni”