di Mariella Lentini*
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È compatrono d’Europa e la sua Regola è diventata celebre: ora et labora, cioè “prega e lavora”. Benedetto (dal latino “che augura il bene”) nasce in Umbria, a Norcia (Perugia), nel 480. Il padre è un ufficiale romano e la madre una contessa. Anche sua sorella Scolastica diventerà santa. Fin da bambino mostra interesse per la preghiera e il silenzio. Quando viene inviato a Roma per studiare, Benedetto vede tanta corruzione. Così, ancora ragazzo, abbandona casa, lusso, studi per indossare il saio e diventare eremita.
Il santo incontra un altro monaco che lo aiuta a vivere da solo, in una grotta incastonata nella parete rocciosa del Monte Taleo, nei pressi di Subiaco (Roma): ogni tanto gli porta un po’ di pane. Benedetto prega e lotta contro le tentazioni, nemiche della pace e della santità, ovvero pensare solo a se stesso, la sensualità, la collera e la vendetta. Dopo tre anni comincia ad essere d’esempio per tanti altri monaci che lo seguono. Benedetto si stabilisce a Montecassino (Frosinone) dove costruisce una grande abbazia con stalle, biblioteca, infermeria, celle per i monaci e per i pellegrini.
Qui il monaco scrive una regola di vita molto bella e utile che si diffonde in tutta Europa: ora et labora, “prega e lavora”. I monaci pregano tutti assieme e cantano le lodi a Dio, studiano la Bibbia e i testi classici, ma anche nozioni di scienza e di arte e, nel mentre, lavorano: ricopiano i libri perché non vadano persi, coltivano i campi, curano gli ammalati, selezionano per loro le erbe con le quali preparano le medicine. Costruiscono conventi, scuole, ospedali. Nei secoli a seguire, in Europa, i conventi benedettini si moltiplicano e diventano importanti centri di cultura e di lavoro.
Benedetto compie tanti miracoli: un uomo malvagio vuole avvelenarlo con l’acqua, ma quando il santo fa il segno della croce il calice si spezza. Benedetto sa leggere nella mente delle persone e viene messo alla prova da un re che, al suo posto, manda da Benedetto il suo scudiero, con indosso i suoi vestiti. Subito il santo si accorge dell’inganno. Poi, durante una carestia, davanti al portone del convento, i monaci trovano 200 sacchi di farina e da un monte a secco improvvisamente sgorga l’acqua. Il santo muore nel 547 a Montecassino. È patrono del lavoro, in particolare di architetti, ingegneri, agricoltori, mezzadri e speleologi. Protegge gli scolari. Viene invocato contro le infiammazioni e la renella.
* Autrice del libro
“Santi compagni guida per tutti i giorni”