di Mariella Lentini*
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Sperandia (significa “spera in Dio”) nasce in Umbria intorno al 1216, a Gubbio (Perugia). A nove anni fa un sogno: Gesù le chiede di abbandonare tutto e di andare ad annunciare la Parola di Dio di paese in paese. La ragazzina, senza esitazione, intende assecondare il suo sogno e fa quello che Gesù le ha chiesto. Prega, digiuna, aiuta i poveri. Lascia la sua casa e inizia a camminare scalza attraversando la campagna e le colline. Percorre l’Italia centrale e si reca a Gubbio, Spoleto, Fossato di Vico (Perugia), Recanati (Macerata), Fabriano (Ancona), Cagli (Pesaro), Roma, spingendosi, secondo la tradizione, fino in Terra Santa.
Cammina accompagnata da una colomba bianca, secondo il suggerimento avuto da Gesù stesso durante una visione. Sperandia diffonde il Vangelo, parla d’amore, di pace, di fratellanza. Riconcilia paesi in guerra, i Guelfi (sostenitori del papa) e i Ghibellini (fedeli all’imperatore), impegnati in sanguinose lotte. Si nutre di poco cibo, prega intensamente Dio che la ripaga donandole il potere di guarire i bambini malati e le donne sterili. Sperandia aiuta anche i carcerati per i quali spende parole buone e di conforto, esortandoli a nutrire speranza nel futuro. A volte Sperandia si rifugia in una grotta, lontano da tutti. Si isola per pregare e stare più a stretto contatto con il Signore. Verso la fine della sua vita si stabilisce nelle Marche, a Cingoli (Macerata). Prima si ferma in una grotta in mezzo ai boschi, sul versante Nord del Monte Acuto (detta Grotta di Santa Sperandia, ancora oggi visitabile dopo aver sceso 430 gradini), al freddo, per pregare e digiunare. Poi si stabilisce in un monastero di benedettine e ne diviene badessa.
Qui si compie il famoso “miracolo delle ciliegie”. Durante il mese di gennaio, in pieno inverno, alcuni muratori, incaricati da Sperandia, lavorano al restauro del monastero. La badessa cucina per loro il pranzo. Alla fine del pasto i muratori, per prendersi gioco di lei, chiedono beffardi un cesto di ciliegie. Sperandia prega e, poco dopo, le appare un angelo che le porge un cesto colmo di rosse e succose ciliegie. La badessa dona le ciliegie ai muratori che, sbalorditi per il prodigio a cui hanno assistito, pentiti le chiedono perdono. Sperandia muore a Cingoli nel 1276 e tuttora il suo corpo riposa nella basilica di questa città a lei intitolata, diventata meta di devoto pellegrinaggio. Cingoli festeggia Santa Sperandia come sua patrona.
* Autrice del libro
“Santi compagni guida per tutti i giorni”