“Dal punto di vista giuridico la Chiesa non è tenuta al rispetto delle leggi dello Stato, sarebbe in violazione dei Patti Lateranensi e ogni cittadino ha diritto al culto che nessuno è autorizzato a vietare. Può disattendere insomma la normativa, magari la accetta solo per senso di responsabilità”: lo dice in questa intervista un noto avvocato penalista, già giudice di Forum, Nino Marazzita.
Avvocato Marazzita, le piace dal punto di vista penale la normativa messa in campo dal governo Conte per contrastare l’emergenza Coronavirus?
“E’ una normativa chiaramente emergenziale e come tutte queste normative risente della fretta. Aggiungo che non mi sembra scritta davvero in punto di diritto, anzi lascia molto a desiderare. In poche parole, non è fatta bene”.
Che cosa non la convince?
“Prima di tutto che sanzioni di natura penale possano essere emanate da un decreto del Presidente del Consiglio e questo sfiora la incostituzionalità. Ho anche la sensazione che poco alla volta si sta arrivando ad uno stato di polizia, dominato da una sorta di pensiero unico. Bisogna sempre rispettare le libertà individuali trovando la giusta e saggia mediazione con altri diritti”.
Un noto medico ha invocato il controllo delle persona malate con Gps e qualche altro chiede di verificare gli spostamenti con il controllo delle cellule telefoniche...
“Intanto va contro la privacy e dovrebbe intervenire subito il garante. In quanto alle cellule del telefono ci vuole un provvedimento della Magistratura. Ma penso che sia solo propaganda perché a conti fatti un soggetto che voglia eludere lascia il cellulare a casa ed esce ugualmente”.
E’ una normativa davvero deterrente?
“Alla fine dei conti, salvo che io esca di casa sapendo di essere contagioso e allora ci sta un reato molto serio, si eleva una sanzione blanda, un decreto penale di condanna da 103 euro, oblabile. Nulla di che, uno stampato della cancelleria notificato alla parte. Penso che tutto questo potrebbe affollare ancora di più le già affollate cancellerie dei tribunali”.
Si può andare in chiesa a pregare avvocato Marazzita?
“Tutto quello che non è vietato espressamente è permesso. Poi aggiungo, la Chiesa non è tenuta a rispettare quello che decide lo Stato, sarebbe violazione dei Patti Lateranensi e delle norme del concordato. Magari la Chiesa lo fa per senso di responsabilità. Andare a pregare è del tutto lecito e nessuno ha il diritto ad impedire il culto”.
Bruno Volpe
L’uomo è composto da una dimensione fisica (corpo) inscindibilmente unita e interdipendente con la dimensione spirituale (spirito). Assicurare la sua salute è assicurare la cura di entrambe. Ne deriva che l’assistenza sanitaria non è integrale né rispetta la dignità e i diritti della persona umana se non nella completezza dell’assistenza medica e religiosa (cura del corpo e dello spirito). A me pare evidente che gli interventi seguiti al diffondersi del COVID19 non abbiano tenuto in sufficiente considerazione l’assistenza spirituale, non solo da parte delle Istituzioni Civili e Sanitarie ma neppure, ahimé, da quelle Ecclesiastiche. L’assistenza religiosa al malato, pur nel rispetto delle norme sanitarie emanate dal’Autorità competente, non poteva essere abolita o accantonata, ma doveva essere assicurata.
Con mia sorpresa, per diverse settimane, le disposizioni emanate dalla CEI e dagli Episcopati si sono limitate ad essere “disposizioni restrittive” (chiusura delle chiese, sospensione della Messa, sospensione del precetto, abolizione dello scambio della pace e delle acquasantiere, … ) senza alcuna “disposizione propositiva” su come e cosa si dovesse conservare della vita sacramentale e dell’assistenza ai malati (sacramenti nelle forme canoniche di grave necessità, adorazione o comunione eucaristica individuale, Sacerdoti e Ministri dell’eucaristia nelle famiglie non in quarantena, …. ), pur esigendo il doveroso adempimento delle norme emanate dalle Autorità civili, assunte e valutate responsabilmente ma non subite passivamente. Le seconde sono poi giunte, ma per lo più, come concessioni alle richieste di numerosi Fedeli e Sacerdoti giunte talvolta fino ad una aperta quanto discutibile disobbedienza.