di Mariella Lentini*
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La sua terra è la Basilicata e lui è il “Santo dei parti felici”: patrono delle gestanti, partorienti, ostetriche, mamme e bambini. Donne di tutto il mondo si rivolgono a lui chiedendo protezione. Gerardo Maiella nasce a Muro Lucano (Potenza) nel 1726. Poverissimo, ultimo di cinque fratelli, perde il padre da bambino. In casa spesso manca il cibo. Un giorno si reca in chiesa quando avviene un prodigio. La statua di Gesù Bambino si anima e gli regala una bella pagnotta. Inizia così la straordinaria storia di un bambino speciale. Uno zio, impietosito nel vederlo infreddolito, gli regala un cappotto, ma quando Gerardo incontra per strada uno straccione, glielo offre. Gerardo desidera diventare prete, ma nessuno lo vuole perché di costituzione gracile e considerato buono a nulla. Il ragazzo entra come servitore in casa del vescovo, uomo prepotente e insopportabile: nessuno resiste più di tre settimane alle sue dipendenze.
Gerardo, umilissimo e ubbidiente, vi rimane tre anni, fino alla morte del padrone. Apre, poi, una bottega da sarto, mestiere del padre, ma senza successo: più che ai vestiti pensa a pregare; il poco guadagno serve per la mamma e le sorelle, il resto è per i poveri. Quando in paese arrivano i redentoristi, Gerardo chiede di entrare nel loro Ordine. Niente da fare. Nessuno crede in lui. Invitano persino la madre a chiuderlo in casa per non essere infastiditi, ma il giovane si cala dalla finestra con un lenzuolo e corre dietro ai redentoristi che stanno lasciando il villaggio. Li raggiunge esausto e insiste per essere ammesso. Finalmente viene accolto nel convento pugliese di Deliceto (Foggia) come “fratello inutile”, senza possibilità di dire Messa. Gerardo è felice di svolgere le mansioni più umili: cuoco, giardiniere, questuante.
Diventa famosissimo: compie miracoli di guarigione, sparisce e poi ricompare, lo si vede in due luoghi nello stesso istante (bilocazione). Durante una carestia distribuisce cibo agli affamati e il sacco della farina non si esaurisce mai. Un giorno si trova a Napoli. Infuria la tempesta. Una barca è in difficoltà e sul molo la gente urla disperata. Gerardo fa un segno di croce e poi cammina sulle acque, spingendo a mano, fino a riva, l’imbarcazione. Forse per invidia una donna lo accusa ingiustamente. Gerardo non si difende per umiltà, ma ci pensa Dio a scagionarlo quando quella stessa donna, pentita, confessa la verità. Muore nel 1755 nel Convento di Materdomini, a Caposele (Avellino), dove oggi riposa.
* Autrice del libro
“Santi compagni guida per tutti i giorni”