di Mariella Lentini*
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«Onora il padre e la madre» recita il quarto comandamento, dettato da Dio a Mosè sul Monte Sinai. Dio è contento che si rispettino e si amino i propri genitori e si dimostri loro riconoscenza, non abbandonandoli, ma assistendoli durante la loro vecchiaia. Di fronte, però, a richieste che secondo la propria coscienza risultano non accettabili, pure il Signore ammette la disubbidienza. Fra i santi c’è anche chi non ha assecondato i desideri dei propri parenti.
È questo il caso di Tora, nata nel 1362, probabilmente a Firenze. Figlia di Pietro Gambacorti, uomo molto potente della città di Pisa, Tora, all’età di sette anni, viene promessa sposa al ricco Simone. La piccola, però, ha già segretamente promesso a Dio di diventare suora. Al dito le hanno infilato l’anello di fidanzamento che lei si toglie mentre prega, per non “offendere” il Signore. Tuttavia, data la giovane età, Tora non riesce a ribellarsi al volere del padre. Così a soli dodici anni si ritrova nel castello dello sposo. Qui la dolce fanciulla ubbidisce alla suocera e al marito e trova anche il tempo per assistere gli ammalati e fare la carità ai poveri. Il destino, però, ha in serbo per Tora un evento imprevisto: la perdita del giovane sposo dopo soli tre anni di matrimonio.
Tora a quindici anni è vedova e torna dai suoi genitori che già progettano per lei un altro vantaggioso matrimonio. Questa volta Tora si ribella tanto che viene considerata pazza. Incoraggiata dalla corrispondenza che tiene con Santa Caterina da Siena – incontrata per due volte a Pisa – si taglia i capelli, si toglie i costosi gioielli e gli eleganti vestiti e si rifugia dalle clarisse nel Convento pisano di San Martino, prendendo il nome di Chiara. I genitori, sconvolti dalla decisione della figlia, spaventati all’idea di perderla, rapiscono Tora e la tengono prigioniera in casa.
La storia della ragazzina che vuole farsi monaca, tenuta segregata dal prepotente Pietro Gambacorti fa il giro della città. Così il papà si convince a lasciare libera la figlia che, questa volta, entra nel Convento domenicano di Santa Croce a Pisa. Anzi, perfino il genitore l’aiuta e la incoraggia, finanziando lui stesso la costruzione di un convento, intitolato a San Domenico e di cui l’umile suora diventa badessa. Chiara trascorre la sua esistenza pregando e aiutando i bisognosi che numerosi bussano alla porta del convento, fino alla sua morte avvenuta a Pisa nel 1420.
* Autrice del libro
“Santi compagni guida per tutti i giorni”