di Mariella Lentini*
–
Docente universitario, impegnato in politica e nel volontariato, esperto alpinista, come un san Francesco dei nostri tempi, il beato Contardo Ferrini (1859-1902) scrive sublimi poesie come la seguente per decantare le meraviglie della natura: «[…] il sole nascente contemplato da uno sperone di monte, il sole cadente che incendia i vasti ghiacciai, il raggio mite della luna che scherza nella tacita notte riflesso nell’increspata superficie del lago […] il fragore del torrente montano, il vento che investe la chioma dell’abete».
Contardo nasce a Milano il 4 aprile del 1859. Intelligentissimo, bambino prodigio, brucia le tappe. A diciassette anni si diploma; a ventun anni, un record, si laurea in giurisprudenza con lode e diritto di pubblicazione (1880, all’Università di Pavia). In seguito si reca a Berlino, dove frequenta un corso di specializzazione, e a ventitré anni è già docente universitario. Insegna diritto romano a Messina, Modena e Pavia. Biondo, con la barba, di bell’aspetto, dolce e gioioso, umilissimo, immerso in un ambiente ateo e anticlericale dove imperano egoismo, corruzione e volgarità.
Contardo, per le sue idee religiose, subisce, senza mai perdere la pazienza, le derisioni di insegnanti, compagni e allievi. Per scherno lo chiamano “il beatino” o “il professore bigotto”. Contardo, fermo nelle sue idee, continua a pregare e ad esternare la sua fede, nella speranza di migliorare la società. Decide di non sposarsi ed entra a far parte dell’Ordine Terziario Francescano, dedicato ai laici, nell’ex Chiesa dell’Immacolata di Milano (attuale Basilica di Sant’Antonio da Padova in Via Carlo Farini, 10).
Aderisce all’associazione cattolica San Vincenzo e aiuta i poveri con opere di carità. Frequenta la Messa e, con la sua vita virtuosa, costituisce un esempio per tutti i giovani. Ama le Alpi che scala da solo o in compagnia, anche come guida. A contatto con il silenzio e con la natura Contardo ammira estasiato il Creato, sentendosi, così, più vicino a Dio. Si impegna anche in politica facendosi eleggere consigliere comunale a Milano, ruolo concepito come servizio alla collettività, e si batte per favorire l’insegnamento della religione nelle scuole statali. Lascia oltre cento pubblicazioni giuridiche, scritti di carattere religioso e lettere inviate agli amici dalle quali si evince tutto l’ardore che il professore sente per il Signore.
Nel 1902 contrae il tifo e muore a Suna (Verbania). Patrono delle università, il suo corpo riposa presso l’Università del Sacro Cuore di Milano, di cui è stato l’ispiratore. A Roma, in Via di Villa Chigi, una scuola elementare e una scuola materna statali portano il suo nome.
* Autrice del libro
“Santi compagni guida per tutti i giorni”