La Fede Quotidiana ospita il breve commento del giovane teologo Matteo Orlando* alle liturgie (Liturgia delle Ore e Liturgia della Parola) di oggi, 3 Marzo 2018.
***
Nel sabato della II settimana di Quaresima la Chiesa ci ricorda la celebre parabola del Padre misericordioso e del figlio geloso della conversione del fratello (Lc 15,1-3.11-32). Dio Padre ci perdona tutti i peccati se ci accostiamo sinceramente al Sacramento della Confessione. La Chiesa, segno credibile di conversione e di unità, ha la missione di riconciliare con Dio la comunità degli uomini. Tuttavia non tutti comprendono la tenerezza di Dio verso i peccatori e ritengono impossibile il perdono (cadendo in quel peccato grave che è il peccato contro lo Spirito Santo, che si articola in varie forme). Come ha insegnato anche qualche Pontefice la famiglia è irradiazione della paternità e della maternità di Dio, specie quando educa i figli al perdono e alla comunione nella gioia. Tuttavia non mancano le persone disorientate dalle proposte negative della società, persone che per ignoranza religiosa non riescono e spesso non vogliono trovare nel progetto di Dio sull’uomo il riferimento sicuro per la propria vita.
Nella Seconda Lettura dell’Ufficio delle Letture il santo vescovo Ambrogio ci spiega nel suo trattato «Sulla fuga dal mondo» che «il Signore è buono e lo è soprattutto per quelli che lo aspettano pazientemente, aderiamo a lui, stiamo con lui con tutta la nostra anima, con tutto il cuore, con tutta la forza, per restare nella sua luce, vedere la sua gloria e godere della grazia della felicità suprema. Eleviamo dunque l’anima a quel Bene, restiamo in esso, aderiamo ad esso; a quel Bene, che è al di sopra di ogni nostro pensiero e di ogni considerazione e che elargisce pace e tranquillità senza fine, una pace che supera ogni nostra comprensione e sentimento. Questo è il Bene che pervade tutto, e tutti viviamo in esso e da esso dipendiamo, mentre esso non ha nulla al di sopra di sé, ma è divino. Nessuno infatti è buono se non Dio solo: perciò tutto quello che è buono è divino e tutto quello che è divino è buono». Infatti, «per la bontà di Dio ci vengono date tutte le cose buone perché a esse non è mischiato alcun male. […] non viviamo più la nostra vita, ma la vita di Cristo, vita di castità, di semplicità e di tutte le virtù. Siamo risorti con Cristo, viviamo dunque in lui, ascendiamo in lui perché il serpente non possa trovare sulla terra il nostro calcagno da mordere. Fuggiamo di qui. Anche se sei trattenuto dal corpo, puoi fuggire con l’anima, puoi essere qui e rimanere presso il Signore se la tua anima aderisce a lui, se cammini dietro a lui con i tuoi pensieri, se segui le sue vie nella fede, non nella visione, se ti rifugi in lui […] siccome Dio è rifugio, e Dio è in cielo e sopra i cieli, allora dobbiamo fuggire di qui verso lassù dove regna la pace, il riposo dalle fatiche, dove festeggeremo il grande sabato […] riposare in Dio e vedere le sue delizie è come sedere a mensa ed essere pieni di felicità e di tranquillità».
Come hanno fatto i beati (Innocenzo da Berzo, Pierre-René Rogue, Michele da Zerbo e compagni martiri, Federico di Hallum, Liberato Weiss e compagni martiri, Benedetto Sinigardi da Arezzo, Pietro Geremia, Giacomino di Canepaci, Samuele Marzorati e Compagni) e i santi (Piamun, Tiziano di Brescia, Cleonico ed Eutropio, I nove fratelli Chercheulidze, Anselmo di Nonantola, Camilla di Auxerre, Caluppano, Katharina Drexel, Cunegonda, Teresa Eustochio Verzeri, Emiterio e Cheledonio martiri di Calahorra, Marino di Cesarea e Asterio, Vinvaleo, Artellaide) ricordati in questo 3 marzo 2018.
*Matteo Orlando, laurea in Giurisprudenza e Licenza in Teologia Spirituale, è giornalista pubblicista e autore dei volumi Faithbook: La fede cattolica nel tempo dei conigli e Sotto attacco: La scure di revisionisti e censori sui beati e i santi.