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La Fede Quotidiana ospita il breve commento del giovane teologo Matteo Orlando* alle liturgie (Liturgia delle Ore e Liturgia della Parola) di Mercoledi 14 Febbraio 2018, Mercoledì delle Ceneri.

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Il tempo di Quaresima ci riapre la strada del cielo, ma per avere parte con il Signore alla gloria della risurrezione sono quantomeno necessari spirito di preghiera e penitenza. La Chiesa oggi ci spiega che se vogliamo seguire Gesù e intraprendere questo grande cammino che deve condurci al Padre, la prima cosa da fare è rinunciare a noi stessi. Gesù ce lo dice oggi con queste parole: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà. Infatti, quale vantaggio ha un uomo che guadagna il mondo intero, ma perde o rovina se stesso?». Gesù ci domanda di rinunciare al nostro io.

Nella Seconda Lettura dell’Ufficio delle Letture, San Leone Magno, papa, nel Discorso 6 sulla Quaresima, spiega che «tutti hanno il dovere del rinnovamento quotidiano: occorre liberarsi dalle incrostazioni proprie alla nostra condizione mortale. E poiché nel cammino della perfezione non c’è nessuno che non debba migliorare, dobbiamo tutti, senza eccezione, sforzarci perché nessuno nel giorno della redenzione si trovi ancora invischiato nei vizi dell’uomo vecchio. Quanto ciascun cristiano è tenuto a fare in ogni tempo, deve ora praticarlo con maggior sollecitudine e devozione, perché si adempia la norma apostolica del digiuno quaresimale consistente nell’astinenza non solo dai cibi, ma anche e soprattutto dai peccati. A questi doverosi e santi digiuni, poi, nessuna opera si può associare più utilmente dell’elemosina, la quale sotto il nome unico di “misericordia” abbraccia molte opere buone. In ciò i fedeli possono trovarsi uguali, nonostante le disuguaglianze dei beni. L’amore che dobbiamo ugualmente a Dio e all’uomo non è mai impedito al punto da toglierci la possibilità del bene. […] diventa felice e nella benevolenza e nella pace, chiunque partecipa alle sofferenze degli altri, di qualsiasi genere esse siano. Immenso è il campo delle opere di misericordia. Non solo i ricchi e i facoltosi possono beneficare gli altri con l’elemosina, ma anche quelli di condizione modesta o povera. Così disuguali nei beni di fortuna, tutti possono essere pari nei sentimenti di pietà dell’anima».

Come hanno fatto i beati e i santi che si ricordano oggi: i santi Faustino e Giovita, martiri, l’eremita sant’Euseo di Serravalle-Sesia, i martiri santi Isicio, Giuseppe di Roma, Zosimo, Baralo e Agape, san Quinidio, vescovo di Vaison-La-Romaine, san Severo, prete in Abruzzo, i santi Decoroso di Capua e Sigfrido di Vaxjo vescovi, l’abate fondatore di Palazzolo san Wilfrido della Gherardesca, il religioso san Claudio de la Colombiere, sant’Onesimo martire, santa Giorgia vergine, il beato Antonio Marini, mercedario, il beato Angelo (Scarpetti) da Sansepolcro, il beato Michele Sopocko, i beati Federico Bachstein e 13 compagni martiri francescani, i 21 santi martiri copti in Libia.

 

 *Matteo Orlando, laurea in Giurisprudenza e Licenza in Teologia Spirituale, è giornalista pubblicista e autore dei volumi Faithbook: La fede cattolica nel tempo dei conigli e Sotto attacco: La scure di revisionisti e censori sui beati e i santi.

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