di Mariella Lentini*
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Come farà San Francesco d’Assisi un secolo dopo, in Basilicata, a Matera, un ragazzo ricco e di nobile famiglia si spoglia di tutto, anche dell’elegante vestito che indossa, e va via da casa, alla ricerca di Dio. Giovanni Scalcione, nato a Matera nel 1070 circa, riceve un’educazione cristiana e, fin da ragazzino, ama stare da solo e pregare. Diventato un giovanotto, lascia tutte le sue ricchezze perché non lo rendono felice e, dopo aver scambiato i suoi vestiti con quelli di un mendicante, in groppa a un asino si dirige a Taranto e si ferma nell’isola di San Pietro, presso un monastero.
Per sua scelta Giovanni svolge lavori umili e pascola le pecore. Non parla mai e per questo motivo viene considerato scontroso e deriso dai compagni. Desideroso di maggiore solitudine, Giovanni si mette in viaggio verso la Calabria e la Sicilia. Si rifugia nelle grotte, vive da eremita cibandosi di erbe e frutti selvatici, fa voto del silenzio per due anni. Confortato da Visioni Celesti che lo esortano a diventare un evangelizzatore, il monaco torna in Puglia e si ferma a Ginosa (Taranto), attirato dal paesaggio rupestre. Mentre prega in una piccola chiesa diroccata dedicata a San Pietro, l’apostolo si manifesta a Giovanni e gli chiede di restaurare il rudere. Proprio come San Francesco che, dopo aver pregato davanti a un crocifisso nella “Porziuncola”, sente Gesù che lo esorta a restaurare la sua dimora, anche Giovanni si mette all’opera e, grazie alle donazioni di persone generose, ricostruisce la piccola Chiesa di San Pietro.
Giovanni vorrebbe andare in Palestina a visitare la Terra Santa, ma arrivato in Puglia, a Bari, il monaco capisce che la sua missione è in Italia. Predica, parla di Gesù e il suo incessante camminare lo porta fino al Monte Gargano (Puglia), dove sorge il santuario dedicato all’arcangelo San Michele. Qui compie il famoso “miracolo dell’acqua”. Nel Tavoliere della Puglia non piove da tanto tempo e la siccità mette a rischio il raccolto. Giovanni interviene e arriva la tanto attesa pioggia. A Pulsano (Taranto) e a Foggia fonda, poi, due monasteri per accogliere i suoi discepoli. La loro severa Regola detta degli “scalzi” si ispira a quella benedettina. Essi vivono di elemosina e di lavori agricoli, camminano scalzi, non bevono vino. Giovanni muore nel 1139 a Foggia, ma il suo corpo oggi riposa nella Cattedrale di Matera di cui è il santo compatrono.
* Autrice del libro
“Santi compagni guida per tutti i giorni”