di Mariella Lentini*
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Povero bambino malato, ha tanto sofferto. Luigi Novarese nasce nel 1914 a Casale Monferrato (Alessandria), ultimo di nove figli. La sua è una famiglia di modesti contadini. Quando ha nove mesi il papà Giusto Carlo muore. Mamma Teresa Sassone, donna forte e di grande fede, lavora duramente per mantenere i figli.
Luigino cresce buono e allegro. Va in chiesa e conosce così bene il catechismo che riesce a fare la Prima Comunione prima del previsto. A nove anni si ammala di tubercolosi ossea, patologia inguaribile ai quei tempi. I medici danno poche speranze a mamma Teresa che però non si arrende. Contro il parere degli altri figli, vende terreni e cascina per pagare cure costosissime al suo Luigino che cambierà vari ospedali. Invece di lamentarsi e di imprecare, il ragazzino fa coraggio agli altri ammalati e suona il flauto per confortarli. Prega la Madonna di dargli la forza di sopportare le sofferenze. All’età di diciassette anni il ragazzo scrive a Don Filippo Rinaldi, successore di Don Bosco, rettore dei salesiani. Implora la guarigione per intercessione di Don Bosco e di Maria Ausiliatrice.
Luigi sogna la Madonna che gli preannuncia la guarigione nel mese a lei dedicato e la sua ordinazione a sacerdote. Il giovane prega e, se ascoltato, promette di dedicare la sua vita agli ammalati. Il miracolo avviene nel mese di maggio, anche se una gamba rimarrà per sempre più corta dell’altra. Luigi diventa sacerdote e, nonostante la sua disabilità, lavora nella segreteria di Stato del Vaticano. Viene poi designato all’assistenza spirituale degli ospedali d’Italia. Intanto fonda la Lega Sacerdotale Mariana per aiutare i sacerdoti malati. Assieme a Elvira Myriam Psorulla dà vita ai Volontari della Sofferenza, ai Silenziosi Operai della Croce e ai Fratelli e Sorelle degli Ammalati. Promuove corsi professionali per disabili ed esercizi spirituali per ammalati.
Novarese desidera che l’ammalato e il disabile siano protagonisti della loro vita, non vittime: l’ammalato (e non solo fisico, anche psichico) deve conoscere e amare Gesù, diffondere il Vangelo fra gli altri ammalati. La sua sofferenza deve essere vissuta come una penitenza da offrire, assieme alle preghiere, per la pace nel mondo, un’opera buona, il bene di qualcuno, la conversione dei peccatori, così come ha chiesto la Madonna di Lourdes a Bernadette. Novarese muore a Rocca Priora (Roma) nel 1984. Oggi le sue associazioni sono diffuse in molti Paesi del mondo. La sua promessa è stata mantenuta.
* Autrice del libro
“Santi compagni guida per tutti i giorni”