di Mariella Lentini*
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Placido vive a Roma nel II secolo dopo Cristo. È un valoroso ufficiale dell’esercito romano dal cuore buono, sposato e padre di due figli maschi. Ricco, potente, vive nel lusso. La leggenda narra che un giorno, mentre sta inseguendo un maestoso cervo nei pressi di Tivoli, Placido ha una visione. L’ufficiale sta scoccando la freccia con il suo arco, mentre il cervo si ferma sulla cima di un monte: tra le corna appare un crocifisso luminoso e una voce dice: «Sono Gesù che tu perseguiti». Placido rimane sconvolto dalla visione, si converte al Cristianesimo, con il Battesimo prende il nome di Eustachio e fa battezzare moglie e figli. Il santo ha poi un’altra visione: lo stesso cervo gli preannuncia alcune sciagure a lieto fine che dovrà subire per mettere alla prova la sua fede. Poco dopo, un’epidemia falcidia il bestiame e i servi della famiglia. Poi una banda di ladri ruba tutto, anche i vestiti. Eustachio, poverissimo, va in cerca di fortuna in Egitto, mentre la bella moglie viene trattenuta dal padrone della nave per il pagamento del viaggio. I figli vengono rapiti da un leone e da un lupo. Eustachio, solo e disperato, per vivere si mette a fare il pastore.
Trascorrono quindici anni. L’imperatore Traiano combatte contro i Barbari e si ricorda del suo valoroso generale. Ritrovato e richiamato dall’imperatore, Eustachio è vittorioso in battaglia non sapendo che i figli si sono salvati e, diventati ufficiali, si trovano tra i suoi uomini. I due giovani si riconoscono e ritrovano la madre, diventata una modesta locandiera. La moglie di Eustachio, scampata al padrone della nave morto prima di poterla violare, si reca nella tenda del generale per chiedere il permesso di ritornare in patria. I due si riconoscono e la famiglia felicemente si ricongiunge. Tornati a Roma, al rifiuto di ringraziare gli dei, il successore di Traiano, Adriano, espone Eustachio e i suoi cari davanti a un leone affamato che però si allontana mansueto. Allora li fa uccidere con il fuoco. Sant’Eustachio, invocato contro il fuoco, protegge le guardie forestali. È patrono di Matera per averla salvata nel IX secolo dall’assalto dei Saraceni su invocazione della popolazione. Secondo la tradizione, le sue spoglie e quelle della sua famiglia si troverebbero a Roma, nella basilica a lui intitolata. In alto, sulla facciata, si trova la scultura di una testa di cervo con il crocifisso tra le corna.
* Autrice del libro
“Santi compagni guida per tutti i giorni”