di Mariella Lentini*
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Teodoro deriva dal greco (Theos, Dio e doron, dono) e significa “regalo di Dio”. Nato nel VI secolo a Sicea, in Galazia (odierna Turchia), Teodoro rischia di morire durante il parto. La madre, disperata, si rivolge con fede a San Giorgio chiedendogli la salvezza per il neonato. San Giorgio esaudisce la preghiera della giovane mamma. Teodoro cresce sano, ma è un bambino diverso dagli altri. Piuttosto che giocare preferisce andare in chiesa e pregare. Si sente attratto da quel luogo solitario. La mamma si preoccupa e lo rimprovera perché vorrebbe vedere Teodoro giocare assieme agli altri bambini. Tuttavia, un giorno, San Giorgio appare alla madre per esortarla ad assecondare la vocazione del bambino.
Appena cresciuto, Teodoro si rifugia in una grotta vicino ad una chiesa a pochi chilometri da casa. Qui digiuna, prega e non frequenta nessuno. La gente, che comincia a parlare di questo eremita solitario, è incuriosita perché si mormora di fatti prodigiosi, inspiegabili per chi non ha fede. Teodoro ha la facoltà di liberare le persone dalle inquietudini e dai pensieri cattivi che avvelenano l’anima: accoglie tutti coloro che si rivolgono a lui con cuore sincero, prega e fa ritornare la serenità a chi l’ha perduta. Il vescovo di Anastasiopoli riconosce la santità di Teodoro e lo ordina sacerdote.
L’eremita si reca poi in pellegrinaggio a Gerusalemme per visitare i luoghi dove è vissuto Gesù. Va a trovare anche gli eremiti del deserto per imparare il loro modo di vivere e di stare a contatto con Dio. Teodoro è sempre più chiamato all’eremitaggio, ma il popolo a gran voce lo designa vescovo di Anastasiopoli. Lui vorrebbe sottrarsi a tale compito per umiltà, ma obbedisce e, per dieci anni, sarà di grande aiuto come vescovo, portando pace dove c’è disaccordo, salute dove c’è malattia. L’imperatore di Costantinopoli (odierna Istanbul, Turchia) in persona lo onora per aver ottenuto la guarigione del figlio.
Finalmente il patriarca di Costantinopoli concede a Teodoro la possibilità di ritirarsi, ma i visitatori e i discepoli sono talmente numerosi da indurre San Teodoro a fondare, sotto la protezione di San Giorgio di cui è devotissimo, un convento con una chiesa e un ostello per ospitare i pellegrini. Teodoro, vero “dono di Dio” per il “Bene” che ha regalato al prossimo, muore nel suo convento a Sicea nel 613.
* Autrice del libro
“Santi compagni guida per tutti i giorni”