di Mariella Lentini*
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Jeanne-Antide Thouret (in italiano “Giovanna Antida”) nasce a Besançon (Francia) nel 1765. In famiglia sono in quindici, tra bambini e adulti. Giovanna è la prima delle figlie femmine. Sebbene cagionevole di salute, aiuta il padre, povero contadino. Purtroppo la mamma di Giovanna, nonostante le amorevoli cure della figlia, si ammala e muore.
La giovane è sconvolta. Ha sedici anni e su di lei ricade la gestione della casa, compito che la dolce contadinella svolge con serenità, zelo e straordinarie capacità organizzative e, con i pochi denari a disposizione, trova anche il modo di fare la carità. Da dove trae le sue energie? Dalla devozione alla Madonna, Madre di Gesù. Giovanna va in chiesa, prega e insegna catechismo. Suo padre le trova un marito benestante, ma lei decide di dedicarsi al Signore e di seguire il Vangelo servendo gli ultimi. Si trasferisce a Parigi presso le suore vincenziane, dove si rivela eccezionale nella cura degli ammalati.
Durante la Rivoluzione francese (1789) il clero viene perseguitato e Giovanna fugge in Germania. Dopo tante disavventure, riesce a rientrare in patria. Finite le persecuzioni, a Besançon coopera con le autorità locali, apre una scuola e una mensa per i poveri con distribuzione di brodo, cosicché Giovanna e le sue suore vengono chiamate le “Suore del brodo”. Si occupa del carcere locale Bellevaux e trova all’interno una realtà drammatica: malati mentali, orfani e prostitute (realtà mirabilmente descritta da Victor Hugo, nel suo celebre romanzo storico I miserabili, pubblicato nel 1862).
Giovanna porta cibo, cura gli ammalati, parla di Gesù, fa lavorare i detenuti dietro riscossione di un piccolo salario, per dare loro dignità e speranza in un futuro onesto. Fonda, poi, l’Istituto delle Suore della Carità che, grazie all’appoggio di Letizia Ramolino, madre di Napoleone, si diffondono in Francia, Svizzera e Savoia. Il cognato di Napoleone, Gioacchino Murat, re di Napoli, chiede a Giovanna di aprire altre case nel suo regno. La “suora del brodo” si trasferisce nella città partenopea dove esiste grande disparità tra ricchi e poveri. I benestanti vivono nei piani alti, i poveri nei tuguri dei “bassi”.
Tra epidemie, carestie e disoccupazione, suor Giovanna, che è anche alla guida dell’Ospedale degli Incurabili di Napoli, assieme ad altre consorelle, percorre le strade invase dai mendicanti per sfamarli e curarli. Muore a Napoli nel 1826, rimpianta da tutti. Oggi le Suore della Carità sono presenti in tutto il mondo, grazie a una coraggiosa donna dell’Ottocento che ha chiesto aiuto alla Mamma Celeste
* Autrice del libro
“Santi compagni guida per tutti i giorni”