Oggi vogliamo ricordare che la fede e i valori hanno portato anche i cattolici nella lotta partigiana. La nostra non è stata una guerra civile come avvenne in Spagna. In Italia avevamo un governo regolarmente insediato e uno stato estero, la Germania nazista che, approfittando del legame con Mussolini, decise di invadere un pezzo del paese. Per questo la nostra è stata una guerra di Liberazione e lo dimostra che la gran parte dei militari non aderì alla Repubblica di Salò, perché avevano giurato sulla Costituzione Umbertina e restarono fedeli a quella. Se questa ricostruzione dei fatti fosse accettata unanimemente, allora diventerebbe materia soltanto per gli studiosi, per gli Istituti Storici della Resistenza, e sarebbe allo stesso tempo l’occasione per celebrare una festa per tutti. Ma purtroppo non è andata così. Perché in Italia c’è stato chi ha cercato di mettere in discussione la Costituzione e quindi la Resistenza. Non è una questione politica, ma di valori: come lo sono la responsabilità personale, il senso di appartenenza, la Patria. I partigiani cattolici salirono in montagna perché i sacerdoti dissero loro: “Adesso tocca a te”. Ecco che torna il tema dei valori: l’assunzione di responsabilità personale, la partecipazione attiva alla vita politica e sociale del paese sono i principi che li hanno guidati in quella scelta.
La storia ci dice che durante il fascismo il Partito Comunista e il Partito Socialista erano rimasti attivi nella clandestinità. Mentre i cattolici non avevano più una rappresentanza, perchè il Partito Popolare si era sciolto. Dopo l’8 settembre i giovani cattolici a un certo punto si posero il problema su che cosa fare dopo la fine della guerra. Anche perché nel momento in cui cadde Mussolini nel ’43, era diffusa la sensazione che la guerra potesse finire in Italia nel giro di poco tempo. La storia andò in modo diverso, ma tanti cominciarono a immaginare un dopo. Diventò allora urgente la questione di organizzare un partito cattolico provvisto di una struttura e capace di parlare alla società. La Democrazia Cristiana nacque con la spinta del futuro papa Paolo VI e fra i promotori del nuovo partito ci furono gli universitari della Fuci. Un fatto che la dice lunga sullo spirito di questi giovani: erano ricercati, perseguitati, eppure riuscirono a immaginarsi un futuro, con un senso della politica straordinario, con una passione e un entusiasmo ammirevoli, quella passione per la comunità e il senso del bene comune.