IL VANGELO DEL GIORNO: Mc 16, 15-20 sabato 25 Aprile 2020
San Marco evangelista
In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno». Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.
Oggi è la festa in San Marco, le cui spoglie sono venerate a Venezia ma la cui evangelizzazione, lo sappiamo bene, risuona in tutto il mondo cristiano, grazie al Vangelo scritto proprio da lui, che gli studiosi ritengono essere il più antico tra i Vangeli canonici. E’ interessante sapere che San Marco è conosciuto come il fondatore della Chiesa Copta Ortodossa, conosciuta nella storia con il nome di Chiesa di Alessandria, e sembra che arrivò per primo ad Alessandria d’Egitto per predicare il Vangelo. Marco doveva essere un uomo di vasta cultura, che, oltre all’ebraico, parlava il latino e il greco. A lui si fa risalire la famosa scuola cristiana di Alessandria, sorta per difendere la fede cristiana e rispondere alla scuola filosofica di Alessandria, pagana. I Copti fanno risalire a lui anche la liturgia della messa che più tardi fu modificata da San Cirillo, oggi ancora usata nella Chiesa orientale. Diversi poi sono i racconti apocrifi della Chiesa copta che testimoniano la presenza di San Marco come discepolo di Gesù, presente al seguito di Cristo, e si attesta che dopo la Risurrezione di Gesù collaborò prima con Pietro nei suoi viaggi a Gerusalemme e in Giudea, poi partì con Paolo e Barnaba per il primo loro viaggio ad Antiochia, Cipro e Asia minore. Fu poi ancora con Paolo anche a Colossi, Roma e Venezia. E, dopo aver attraversato il deserto, raggiunse la città di Alessandria dove portò la fede cristiana e fondò la comunità. Presto lasciò Alessandria per due anni, durante i quali si recò a Roma, Aquileia e Ravenna, predicando e convertendo le popolazioni locali. Al suo ritorno ad Alessandria venne catturato dai pagani e morì quindi martire. Venne sepolto sotto l’altare della chiesa dove venne catturato fino all’anno 828, quando dei mercanti veneziani portarono le reliquie del suo corpo a Venezia. Finché nel 1968 Papa Paolo VI decise di donare alla Chiesa Copta una reliquia del loro santo fondatore. Ho raccontato la storia di San Marco perchè queste conoscenze della sua vita ci fanno capire come la sua vita sia espressione vivente del Vangelo che lui ha scritto. Infatti il Vangelo di oggi ripropone questo invio consegnato dal Risorto agli undici e ai discepoli. Il testo racconta l’ultima apparizione del Risorto, le sue ultime parole mentre ascende al cielo, parole di invio, di mandato, parole che dilatano lo spazio d’azione dei discepoli perché il Risorto li manda a battezzare ogni creatura, cioè immergere nella rigenerazione dell’acqua e dello Spirito tutta la Creazione, così dice il testo, nel nome di Gesù. E oggi, ricevendo l’annuncio di questo Vangelo, anche noi siamo invitati a compiere in noi questa dilatazione nel nostro spazio interiore, per vivere con fede questo invio universale che ci fa nuove creature, perché lì dove avviene questa immersione nell’amore, tutto viene rinnovato. Il testo ci mostra infatti i segni che accompagnano l’annuncio del Vangelo: i demoni vengono scacciati, perché ogni essere umano viene liberato da ogni oppressione, da ogni male; poi i credenti sono capaci di parlare lingue nuove, non solo per l’universalità che esige la realtà cristiana, ma perché ci si apre a una comunicazione universale che non è la tecnologia, ma è l’esperienza profonda di una comprensione che và oltre i limiti umani, che unisce le persone in qualcosa di più profondo che è l’amore di Dio, che si capisce col cuore, quando si vive una relazione speciale, che libera ed è liberante, perché è la fraternità. E non solo, ma dove si accoglie l’universalità del Vangelo ci si accorge che l’amore vince: il male non ha effetti su chi ama, su chi crede, su chi accoglie l’amore e si lascia amare. Nessuno potrà essere escluso da questa immersione, da questo battesimo che ci fa risorgere, perché lì dove il Vangelo è annunciato verrà sempre praticata una cura speciale verso le persone escluse ed emarginate e i malati guariranno. Ecco allora che oggi non ci resta che rendere grazie a Dio per la testimonianza della risposta d’amore che San Marco ha avuto per Gesù, per la sua dedizione totale nella collaborazione con gli apostoli, nel mettersi a scrivere il vangelo, nel viverlo, fino al martirio. Sappiamo che il Vangelo di Marco è il testo consegnato ai catecumeni fin dall’antichità perché così possano percorrere il loro cammino di conoscenza, di discepolato, perché dal battesimo in poi ogni vita battezzata è predicazione del Vangelo, è dono di speranza per gli atri, lì dove si trova a vivere, perché l’annuncio gioioso del Vangelo ci risuscita, libera l’essere umano dalle paure, lo colma di felicità, dilata il cuore e, anche se chiusi dentro una stanza, ci fa abbracciare tutto l’universo, nell’amore, nella fraternità, nella carità di Gesù. Buona giornata!