La Fede Quotidiana ospita il breve commento del giovane teologo Matteo Orlando* alle liturgie (Liturgia delle Ore e Liturgia della Parola) di oggi.
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Nella liturgia di lunedì 19 Marzo 2018 ricordiamo San Giuseppe, custode premuroso, al quale Dio onnipotente ha voluto affidare gli inizi della nostra redenzione. Servo saggio e fedele, capo della Santa Famiglia, saldo nella speranza contro ogni speranza, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e obbedì in ogni cosa a Dio. La fedeltà e la purezza di cuore che animarono san Giuseppe nel servire il Figlio di Dio sono dei punti di riferimento certi per tutti i cristiani, in particolare per i padri di oggi.
Nella Seconda Lettura dell’Ufficio delle Letture, san Bernardino da Siena, nel “Discorso 2 su san Giuseppe”, scrive che «Regola generale di tutte le grazie singolari partecipate a una creatura ragionevole è che quando la condiscendenza divina sceglie qualcuno per una grazia singolare o per uno stato sublime, concede alla persona così scelta tutti i carismi che le sono necessari per il suo ufficio. Naturalmente essi portano anche onore al prescelto. Ecco quanto si è avverato soprattutto nel grande san Giuseppe, padre putativo del Signore Gesù Cristo e vero sposo della regina del mondo e signora degli angeli. Egli fu scelto dall’eterno Padre come fedele nutrizio e custode dei suoi principali tesori, il Figlio suo e la sua sposa, e assolse questo incarico con la più grande assiduità».
Il santo, celebre per la diffusione dell’IHS, continua: «se poni san Giuseppe dinanzi a tutta la Chiesa di Cristo, egli è l’uomo eletto e singolare, per mezzo del quale e sotto il quale Cristo fu introdotto nel mondo in modo ordinato e onesto. Se dunque tutta la santa Chiesa è debitrice alla Vergine Madre, perché fu stimata degna di ricevere Cristo per mezzo di lei, così in verità dopo di lei deve a Giuseppe una speciale riconoscenza e riverenza. Infatti egli segna la conclusione dell’Antico Testamento e in lui i grandi patriarchi e i profeti conseguono il frutto promesso. Invero egli solo poté godere della presenza fisica di colui che la divina condiscendenza aveva loro promesso. Certamente Cristo non gli ha negato in cielo quella familiarità, quella riverenza e quell’altissima dignità che gli ha mostrato mentre viveva fra gli uomini, come figlio a suo padre, ma anzi l’ha portata al massimo della perfezione».
Conclude san Bernardino: «ricòrdati dunque di noi, o beato Giuseppe, ed intercedi presso il tuo Figlio putativo con la tua potente preghiera; ma rendici anche propizia la beatissima Vergine tua sposa, che è Madre di colui che con il Padre e lo Spirito Santo vive e regna nei secoli infiniti. Amen».
In questo 19 marzo di Quaresima, oltre a San Giuseppe, si ricordano i beati Isnardo da Chiampo, Kolë Prennushi, Marco da Montegallo, Giovanni Buralli da Parma, Ramón Llach Candell, Jaime Llach Candell, Sibillina Biscossi, Marcello Callo, Andrea Gallerani, Narcyz Jan Turchan e i santi Quinto e compagni, Giovanni abate, Alcmondo.
*Matteo Orlando, laurea in Giurisprudenza e Licenza in Teologia Spirituale, è giornalista pubblicista e autore dei volumi Faithbook: La fede cattolica nel tempo dei conigli e Sotto attacco: La scure di revisionisti e censori sui beati e i santi.