di Mariella Lentini*
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Nunzio Sulprizio nasce a Pescosansonesco (Pescara) nel 1817. La sua storia è molto commovente. Come nella celebre fiaba dello scrittore danese Hans Christian Andersen (1805-1875) La piccola fiammiferaia, Nunzio si ritrova solo, per strada, affamato, intirizzito dal freddo, a chiedere l’elemosina. Forse anche Nunzio avrà sognato il dolce tepore di una stufa, una tavola imbandita, l’albero di Natale. E, soprattutto, la nonna morta (Anna Rosaria) che tanto gli ha voluto bene e che si è presa cura di lui poiché a sei anni era rimasto orfano.
A nove anni lo prende con sé uno zio, arrogante e violento, che non lo manda più a scuola e lo sfrutta facendolo lavorare, fino allo sfinimento, nella sua officina di fabbro. Per Nunzio, di costituzione gracile, ci sono insulti, bestemmie, botte, poco cibo, neanche un cappotto, tanto freddo. Sotto il sole cocente o con la neve o con la pioggia, lo zio lo manda distante, a piedi, a consegnare pesi enormi che il fanciullo trasporta sulle spalle. Nessuna tutela della salute. Solo privazioni che rendono sempre più debole il ragazzino che risponde alle sofferenze con il perdono, la preghiera, il sorriso. La domenica si reca a Messa, unico momento di conforto.
Quando Nunzio si ammala, poiché non può rendere nel lavoro, lo zio lo maltratta di più. Un giorno il giovane Nunzio si ferisce a una caviglia. Per lui è “l’inizio della fine”. Lo zio non solo non lo cura, lo priva, addirittura, del cibo. La ferita si aggrava. Nunzio cammina con una stampella, chiede l’elemosina, cerca di pulirsi la ferita presso la fontana del paese, ma viene cacciato via dalle donne che lavano i panni, per timore che l’acqua venga contaminata. Scopre, poi, un piccolo rivo in località Riparossa dove oggi sorge un santuario a lui intitolato, meta di pellegrinaggio. Qui Nunzio trova un po’ di sollievo. Finalmente, un altro zio, militare, impietosito dalla sua condizione, lo accoglie a Napoli e lo fa ricoverare in ospedale.
Nunzio accetta con pazienza la sofferenza. La fede nella Madonna lo sorregge. Quando è in ospedale, nonostante zoppichi, aiuta e conforta gli altri ammalati diffondendo pace e serenità. Ai bambini ricoverati insegna il catechismo. Nunzio muore nel 1836 a Napoli. Viene proclamato santo, grazie ai miracoli di guarigione a lui attribuiti, e protettore degli invalidi del lavoro. Chissà quanti bambini, ancora oggi, vengono sfruttati, maltrattati e soffrono per mancanza di cibo e medicine e, soprattutto, dell’affetto dei loro famigliari!
* Autrice del libro
“Santi compagni guida per tutti i giorni”