di Mariella Lentini*
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Una vita eroica quella di Lorenzo Antonio Massaja, nato nel 1809 in Piemonte, a Piovà d’Asti (diventata Piovà Massaia). Figlio di un agricoltore, Giovanni, e di una casalinga, Maria Bertorello, settimo di otto fratelli, da ragazzo studia con il fratello maggiore Guglielmo, sacerdote. Entra in seminario ad Asti e diventa cappuccino francescano. Si fa chiamare Guglielmo, come il fratello e, diventato sacerdote, svolge il suo ruolo presso l’Ospedale Mauriziano di Torino dove apprende molto da medici e infermieri. È intelligentissimo ed ha grande memoria. Quanti doni ha ricevuto dal buon Dio Fra Guglielmo! E quanto è umile!
Insegna teologia e filosofia. Ricchi e potenti, fra cui lo stesso re Vittorio Emanuele II, lo chiamano come confessore. Papa Gregorio XVI riconosce i suoi meriti e lo nomina vescovo, inviandolo in missione in una terra lontana, l’Africa, in Etiopia. Senza paura, Guglielmo e il suo bastone, che non abbandonerà mai, assieme a quattro cappuccini, nel 1846 si avventura verso un lungo viaggio che dura sei anni, attraverso il fiume Nilo e il deserto. Quanti pericoli deve affrontare! le belve feroci (per tenerle lontane i cappuccini dormono circondati dal fuoco), le malattie, la fame, la sete, le tempeste di sabbia, la giungla, gli attacchi degli indigeni, le ostilità dei capi tribù, la prigione, l’esilio.
Il vescovo ha fiducia in Dio e la sua ferma volontà di far conoscere Gesù e il Vangelo a quelle popolazioni è più forte di tutto. In Etiopia crea centri di assistenza per sfamare il popolo durante le carestie, cura le malattie, somministra il vaccino contro il vaiolo salvando migliaia di vite, compie operazioni chirurgiche, scrive libri in lingua locale di catechismo e per istruire i bambini. Scrive a mano, in stampatello e ricopia diversi esemplari. Non ha la fotocopiatrice! Il missionario astigiano si fa amare dalla povera gente anche per il suo impegno contro le guerre tribali che insanguinano quei territori. Una delle sue missioni diventa la capitale dell’Etiopia: Addis-Abeba (che significa “nuovo fiore”).
Tornato in Italia, nel 1884 Guglielmo viene nominato cardinale. Vive gli ultimi anni della sua vita portando a termine il compito ricevuto da papa Leone XIII: scrivere I miei trentacinque anni di Missione nell’Alta Etiopia, stampati in dodici volumi. Guglielmo Massaja muore nel 1889 a San Giorgio a Cremano (Napoli) e viene sepolto a Frascati (Roma), nella Chiesa di San Francesco d’Assisi, dove nel museo a lui dedicato è visibile il suo inseparabile bastone, compagno di tanti viaggi e straordinarie avventure.
* Autrice del libro
“Santi compagni guida per tutti i giorni