di Mariella Lentini*
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Si chiama Barbara, come sua madre, e nasce nel 1838 in Germania, a Heppenheim. Quando ha due anni la famiglia emigra negli Stati Uniti d’America in cerca di fortuna. La meta del padre Peter Cope, modesto agricoltore, è New York. Dopo di lei nascono altri tre fratellini e le condizioni economiche non migliorano. Barbara, da adolescente, lavora in una fabbrica per dare una mano al padre. Nel frattempo frequenta la sua parrocchia. In questo contesto matura il desiderio di farsi suora e aiutare i poveri. La sua scelta deve, però, essere rimandata perché la sua famiglia ha bisogno delle sue braccia per sbarcare il lunario.
Quando Barbara compie ventiquattro anni riesce a realizzare il suo sogno. Aderisce al Terz’Ordine Francescano cambiando il suo nome in Marianna. Ora è una suora e si dedica all’insegnamento, nelle scuole frequentate dai figli di immigrati tedeschi, e alla cura dei malati poveri, ricoverati negli ospedali di Utica e Syracuse (Stato di New York). Marianna si fa valere per il suo impegno. Viene, così, nominata Madre Provinciale della sua congregazione. Un giorno arriva una lettera del vescovo di Honolulu che chiede, da parte del re delle isole Hawai (diventate il cinquantesimo Stato degli USA nel 1959), alcune suore per assistere i malati di lebbra, abbandonati da tutti in mezzo all’Oceano Pacifico, sulle isole di Molokai e di Honolulu.
Fra le congregazioni religiose nessuno si è offerto volontario. Marianna non si tira indietro e, assieme a cinque consorelle, parte per affrontare la sua nuova missione: stare vicino agli ultimi della Terra. Il suo compito è soprattutto quello di fondare strutture di accoglienza per i bambini che hanno seguito nel loro esilio forzato le mamme lebbrose. Sono bambini sani che necessitano di tanta igiene per non essere contagiati, di educazione e istruzione per crescere bene e diventare adulti pronti ad entrare a far parte del mondo del lavoro e della società.
Compito che Marianna Cope assolve in maniera esemplare. Madre Marianna di Molokai, come viene chiamata, però, non dimentica i malati. Li conosce tutti e di ognuno ricorda il nome. Li cura e li assiste con amore, li aiuta a coltivare la terra e nello stesso tempo a riscoprire la propria dignità e a superare il senso di abbandono e di emarginazione. Suor Marianna rimane nell’Arcipelago delle Hawai per oltre trent’anni dove muore nel 1918, nell’isola di Molokai, all’età di 80 anni.
* Autrice del libro
“Santi compagni guida per tutti i giorni”