di Mariella Lentini*
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Negli Stati Uniti d’America oggi ci sono tante persone di colore. Essi sono i discendenti degli abitanti dell’Africa che alcuni secoli fa sono stati deportati con la forza: i loro villaggi devastati, vecchi e bambini uccisi, donne e uomini caricati su navi, incatenati, stipati come bestie, frustati, trasportati in condizioni disumane fino in America per essere venduti come schiavi. Essi venivano utilizzati per lavorare nelle immense distese di cotone, tabacco e canna da zucchero o per fare i servi in casa.
Un sacerdote spagnolo dedicherà tutta la sua vita a questi poveri sfortunati. «Schiavo dei negri sempre» è il motto di Pietro Claver: la prova della sua devozione ad un popolo di innocenti, vittime del commercio degli schiavi. Nato a Verdù in Catalogna (Spagna) nel 1580 in una modesta e religiosa famiglia, giovane novizio entra a far parte della “Compagnia di Gesù”.
Nel 1604 pronuncia i voti monastici completando gli studi a Palma di Maiorca (Spagna). In questa città conosce Alfonso Rodriguez, umile confratello portinaio. La sua amicizia è fondamentale perché lo aiuta a rivelare a se stesso la sua vocazione di missionario. Infatti è Alfonso che consiglia al timido e insicuro giovane Pietro di farsi inviare nelle colonie americane. Pietro viene ordinato sacerdote nel 1616 a Cartagena (Colombia) dove inizia la sua missione in Sud America. Si dedica ad alleviare le sofferenze degli schiavi sbarcati dalle navi negriere e sottoposti a brutali atrocità da parte degli spietati padroni.
Padre Claver li aiuta, li battezza, dividendo con loro le terribili condizioni in cui sono costretti a vivere. Per la sua veemente difesa a favore dei poveri derelitti, subisce opposizioni e calunnie dai ricchi e potenti mercanti di schiavi che lo accusano di dare l’Eucaristia a chi, secondo loro, non è degno di riceverla. A queste accuse Pietro Claver risponde che sono degni agli occhi del Signore.
Aiutato da gruppi di laici e religiosi, Padre Claver continua la sua opera evangelica per quarant’anni. Visita le prigioni portando conforto ai carcerati. Negli ospedali si prende cura anche degli ammalati più gravi, sia bianchi sia neri, li assiste, li conforta, prodigandosi per lenire il loro dolore. Muore di malattia nel 1654 a Cartagena. È patrono delle missioni cattoliche in Africa.
* Autrice del libro
“Santi compagni guida per tutti i giorni”