Il grande mistero del dolore in ottica cristiana. E’ il tema, sempre attuale, di un eccellente saggio scritto dal teologo e biblista valdostano Paolo Curtaz dal titolo: “Sul dolore, parole che non ti aspetti” ( ed. San Paolo). Curtaz, con stile agile e brioso, affronta la problematica del dolore che spesso destabilizza anche il cristiano e fa addirittura vacillare la fede. Non propone ricette pronte per superarlo e , d’ altro canto, al cospetto di un mistero così insondabile, non è pensabile averne. Accade, lo racconta con abilità l’ autore citando esperienze personali e di amici colpiti da situazioni negative, che la sofferenza si trasformi persino in ragione per dubitare dell’ esistenza di Dio e davanti al lutto o alla malattia grave, sorge talvolta la domanda: Dio, ma perchè proprio a me? Curtaz non pretende di dare una risposta che a ben vedere non esiste neppure nella Bibbia. Abbiamo intervistato l’ autore.
Curtaz, perchè questo libro e la ragione del titolo?
” Avevo progettato da tempo quest’ opera che giaceva dal 2008 in un file, ma non mi decidevo mai a portarla a compimento. Poi ho ceduto alle pressioni dell’ editore, ma che fatica. Il dolore è una componente del nostro vivere che, prima o dopo, coinvolge tutti a con la quale occorre fare i conti”.
Che fare, allora?
” Non esiste una ricetta, almeno io non la ho. E non credo che esista neanche una risposta pronta nella Bibbia. Gesù non ci ha assicurato libertà dal dolore. Da credenti sappiamo che le sofferenze non ci verranno risparmiate e che la fede non è una forma di assicurazione . La tradizione, giustamente, dice che questo è un mistero insondabile”.
Ad una persona che soffre che cosa possiamo dire?
” Spesso usiamo tante parole, anche inutili e persino controproducenti. Penso che talvolta sia meglio il silenzio e cito, nella Bibbia, l’ esperienza dei tre amici di Giobbe che, venuti da lontano davanti alle sue sciagure, preferirono tacere”.
Talvolta sentiamo la domanda del colpito dal dolore: Dio, perché proprio a me che ti ho sempre rispettato mentre quel Tizio, un poco di buono, se la gode?
” Sarebbe sorprendente il contrario, ossia una reazione opposta. Anche nel credente, proprio perché uomo, la prima reazione è quella dell’ ingiustizia subita. L’ uomo non è fatto per il dolore, non è la sua dimensione naturale. Tanti, davanti a questi eventi, faticano ad entrare in una dimensione cristiana ed è ragionevole. Bisogna ripensare una catechesi del dolore ed anche della morte, segnalando, però, che lutto e e malattia non sono affatto graditi a Dio e chi lo dice afferma il falso, smentisce il Vangelo”.
Che libro è il suo?
“Di speranza e persino positivo. Come le dicevo, non ho risposte pronte da dare e non pretendo di farlo. Il dolore è una prova da accettare senza vittimismo. L’ interiorità aiuta ad affrontarlo”.
Bruno Volpe