La teologa* Giuliva Di Berardino commenta (in versione testuale e audio) il Vangelo del giorno, mercoledì 4 settembre 2019
Versione audio
Versione testuale
Il Vangelo di oggi si presenta denso di personaggi e di situazioni, ma è innazitutto l’esempio del Maestro che ci colpisce. Gesù viene indicato come Maestro, non tanto a parole, ma proprio con l’esempio della sua vita pratica. Egli sa gestire il tempo e le relazioni con il Padre, con gli amici, con gli sconosciuti e ci insegna come orientare tutto il nostro vissuto relazionale, che si svolge nel tempo, verso Dio. E questo orientamento verso Dio ci viene indicato dal tempo in cui si svolgono i fatti raccontati in questo Vangelo. Ci troviamo infatti nel giorno di Shabbat, al rientro dalla sinagoga, dove Gesù aveva liberato un uomo da uno spirito impuro, come abbiamo visto ieri. Oggi entriamo in un giorno di Shabbat come lo viveva Gesù. Per gli ebrei Shabbat è il giorno in cui l’uomo può e deve gustare le delizie della benedizione di Dio, perciò Gesù si preoccupa di rendere particolarmente benedetto questo giorno, guarendo persone amiche, come appunto, la suocera di Pietro, ma anche persone sconosciute, anzi, rifiutate da tutti per la loro condizione di malattia. Si tratta di guarigioni numerose, immediate, efficaci. L’esempio è la grarigione della suocera di Pietro raccontata, lo vediamo, come un “modello di guarigione sabbatica”. Infatti Gesù si china su di lei e perciò viene rialzata, quasi che l’abbassamento di Gesù provocasse l’innalzamento della donna che cominciò a servire, perché da Gesù viene elevata alla sua stessa dignità di servo, per amore dell’umanità. In effetti la guarigione della suocera di Pietro e tutte le altre guarigioni e liberazioni che seguono a questa, la rapidità con cui il Vangelo le descrive, ci fanno cogliere il grande mistero dell’amore di Dio, soffio di vita, Spirito di fuoco che corre veloce, che si diffonde attraverso l’azione di Gesù, per tutta la Galilea, simbolo di tutti i popoli della terra. L’amore di Cristo e dei cristiani non ha bisogno di essere pubblicizzato perché non può essere comprato, nè trattenuto. Esistono incedi di morte, come quello dell’Amazzonia, di cui dobbiamo tutti essere addolorati, e che dobbiamo procurarci di spegnere il prima possibile attraverso i nostri atti di custodia del creato, ma oggi il Vangelo ci informa che esiste anche un incendio che non distrugge, ma riabilita, purifica, risana: l’incendio dell’amore che Gesù è venuto a portare sulla terra. Come accendere questo incendio che ci fa bene? Guardiamo Gesù! Osserviamo come si comporta in questo Vangelo! Innanzi tutto Gesù accoglie tutte le persone che vanno a Lui, soprattutto i più emarginati. Poi si ritira in luoghi deserti, al mattino prima che si faccia giorno, e prega, cioè cerca la relazione col Padre. E infine, cosa non meno importante, Gesù non si lascia soffocare, non si lascia ingabbiare dalle dinamiche del successo e del possesso, ma rispetta le persone e la vita che esse possono generare, senza creare dipendenze alla sua persona. Accoglienza, preghiera e rispetto per la vita e le persone sono i tre doni che oggi il Vangelo ci mette tra le mani perché anche io e te possiamo imparare da Gesù a diffondere la fiamma dell’amore di Dio che porta la pace e la vita. Allora ringraziamo Dio e chiediamogli di non attaccarci ai risultati delle nostre buone opere, e neppure agli elogi che ne possiamo trarre, ma che invece possiamo sempre tenere presente l’esempio di Gesù per cercare nuove situazioni che ci mettano a servizio degli altri, nuove modalità per accogliere chi ci vive accanto e magari si sente solo, nuove possibilità per pregare in silenzio, per offrire sull’altare dei nostri cuori le vittime degli incendi distruttivi che anche noi, pur non scegliendolo, siamo costretti a portare sulla coscienza. Che l’amore di Gesù, l’annuncio di questo Vangelo, ci guarisca e ci purifichi il cuore un pò di più, in questo giorno! Ascoltiamo e meditiamo il Vangelo secondo Luca:
Lc 4, 38-44
In quel tempo, Gesù uscito dalla sinagoga entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. Chinatosi su di lei, intimò alla febbre, e la febbre la lasciò. Levatasi all’istante, la donna cominciò a servirli. Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi colpiti da mali di ogni genere li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva. Da molti uscivano demoni gridando: “Tu sei il Figlio di Dio!” Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era il Cristo. Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto. Ma le folle lo cercavano, lo raggiunsero e volevano trattenerlo perché non se ne andasse via da loro. Egli però disse: “Bisogna che io annunzi il regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato”. E andava predicando nelle sinagoghe della Giudea.
Giuliva Di Berardino è insegnante di Religione Cattolica nella scuola pubblica. Laureata in Lettere Classiche a Roma, ha poi conseguito il Baccellierato in teologia presso la Pontificia Università Antonianum di Roma e la Licenza in teologia liturgica presso l’Istituto di Liturgia Pastorale di Padova. Attualmente è dottoranda nello stesso Istituto. Consacrata nell’Ordo Virginum della diocesi di Verona, mette a servizio della Chiesa la sua esperienza nella danza biblica e nella preghiera giudaico-cristiana guidando laboratori di danza e preghiera, dedicandosi all’evangelizzazione di strada e all’accompagnamento dei giovani. In seguito ai diversi interventi sulla teologia del corpo e della danza e ai numerosi laboratori svolti in Italia e in Europa, di recente ha pubblicato il libro “Danzare la Misericordia”, ed. dell’Immacolata, in cui descrive una vera e propria spiritualità della danza di lode, a partire dalla Bibbia. E’ anche pedagogista del movimento e guida di esercizi spirituali per giovani, religiosi e laici.
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Per contattarla scrivere a: giuliva.diberardino@gmail.com