La teologa Giuliva Di Berardino* commenta (in versione testuale e audio) il Vangelo del giorno
Versione audio
Versione testuale
IL VANGELO DEL GIORNO: domenica 15 settembre 2019
XXIV domenica del Tempo Ordinario
In questa domenica il Vangelo ci presenta un trittico sulla Misericordia di Dio. Sono tre le parabole raccontate da Gesù, che hanno diversi protagonisti: un pastore, una donna, un padre che, ci dice Gesù, “aveva due figli“. Sono personaggi diversi, ma le tre storie hanno delle somiglianze. Innanzi tutto, in tutte e tre le parabole, i tre personaggi perdono qualcosa di caro, di prezioso. Inoltre, tutti e tre, vivono la fatica di mettersi alla ricerca di questo bene perduto. Il pastore perde una pecora, la donna perde una moneta, il padre perde i suoi due figli: uno perché sceglie di andare via, l’altro perché non si sente nè figlio di quel padre che ha sempre rispettato solo per dovere, né fratello di colui che ha perso la dignità per cercare il proprio comodo. Tenendo presente le tre storie, quindi, possiamo dedurre che, in tutte e tre le storie, la conclusione è la gioia del ritrovamento, a cui segue una festa. Protagonista quindi del trittico che ci sta davanti, in realtà, è la gioia di ritrovare ciò che è perduto. Una gioia che è grande, perché è frutto di pazienza, di forza, di una certa lotta nell’affidamento e nella fiducia. Ce lo mostra il fatto che nessuno dei protagonisti delle storie si rassegna, pur trovandosi a vivere diverse situazioni. Sia il pastore, che la donna, e ancora di più il padre, lottano contro ogni ostacolo, sperano contro ogni disperanzione: il pastore lascia 99 pecore per cercare la pecorella perduta; la donna accende la lucerna, spazza tutta la casa e cerca ovunque, per ritovare la moneta; il padre attende giorno e notte, col cuore vigile e non perde la fiducia che quel figlio sarebbe ritornato. Infatti, il Vangelo afferma che, “quando era ancora lontano, gli corse incontro e lo abbracciò” , poi, continua facendoci capire che lo riveste di una dignità nuova e gli fa una festa incredibile, senza precendenti! Ma il padre esce fuori dalla festa per correre incontro anche all’altro figlio che si esclude dalla festa, perchè “bisogna far festa” per chi ritorna a casa, bisogna far festa e rallegrarsi perché ciò che era perduto è stato ritrovato! Ecco allora che, in questa domenica, per tutti noi il Signore offre la gioia di essere stati ritrovati, di essere stati riconosciuti come figli, e di poter vivere come fratelli nella Chiesa. Oggi Gesù Risorto ci invita alla festa: ritroviamo, perciò, i nostri fratelli, perché la gioia diventi il nostro stile di Chiesa! Che ci sia festa nella casa di Dio, ci sia gioia, ci sia felicità! Non guardiamo più il passato, non attacchiamoci più alle nostre pretese d’amore e soprattutto non arrendiamoci davanti a ciò che abbiamo perduto: mettiamoci in ricerca! Cerchiamo aiuto, cerchiamo giustizia, cerchiamo la verità di quello che siamo in profondità! Con Dio nulla è perduto per sempre! Tutto può cambiare, anche il nostro cuore! Papa Francesco, ai giovani riuniti a Panama alla GMG di quest’anno, ha detto queste bellissime parole che vi lascio, augurandovi una buona domenica: ” Solo quello che si ama può essere salvato. Solo quello che si abbraccia può essere trasformato. L’amore del Signore è più grande di tutte le nostre contraddizioni, di tutte le nostre fragilità e di tutte le nostre meschinità. Ma è precisamente attraverso le nostre contraddizioni, fragilità e meschinità che Lui vuole scrivere questa storia d’amore. Ha abbracciato il figlio prodigo, ha abbracciato Pietro dopo i suoi rinnegamenti e ci abbraccia sempre, sempre, sempre dopo le nostre cadute aiutandoci ad alzarci e a rimetterci in piedi. Perché la vera caduta – attenzione a questo – la vera caduta, quella che può rovinarci la vita, è rimanere a terra e non lasciarsi aiutare. C’è un canto alpino molto bello, che cantano mentre salgono sulla montagna: “Nell’arte dell’ascesa, la vittoria non sta nel non cadere, ma nel non rimanere caduto”. Non rimanere caduto! Tendi la mano, perché ti facciano alzare. Non rimanere caduto.”
Lc 15, 1-32
Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano: «Costui riceve i peccatori e mangia con loro». Allora egli disse loro questa parabola: «Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova? Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento, va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta. Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione. O quale donna, se ha dieci dramme e ne perde una, non accende la lucerna e spazza la casa e cerca attentamente finché non la ritrova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, dicendo: Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dramma che avevo perduta. Così, vi dico, c’è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte». Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto. Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava. Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. Partì e si incamminò verso suo padre. Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l’anello al dito e i calzari ai piedi. Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. Il servo gli rispose: È tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. Egli si arrabbiò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso. Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato».
Giuliva Di Berardino è insegnante di Religione Cattolica nella scuola pubblica. Laureata in Lettere Classiche a Roma, ha poi conseguito il Baccellierato in teologia presso la Pontificia Università Antonianum di Roma e la Licenza in teologia liturgica presso l’Istituto di Liturgia Pastorale di Padova. Attualmente è dottoranda nello stesso Istituto. Consacrata nell’Ordo Virginum della diocesi di Verona, mette a servizio della Chiesa la sua esperienza nella danza biblica e nella preghiera giudaico-cristiana guidando laboratori di danza e preghiera, dedicandosi all’evangelizzazione di strada e all’accompagnamento dei giovani. In seguito ai diversi interventi sulla teologia del corpo e della danza e ai numerosi laboratori svolti in Italia e in Europa, di recente ha pubblicato il libro “Danzare la Misericordia”, ed. dell’Immacolata, in cui descrive una vera e propria spiritualità della danza di lode, a partire dalla Bibbia. E’ anche pedagogista del movimento e guida di esercizi spirituali per giovani, religiosi e laici.
La teologa Di Berardino gestito la pagina YouTube: https://www.youtube.com/channel/UCE_5qoPuQY7HPFA-gS9ad1g
Per contattarla scrivere a: giuliva.diberardino@gmail.com