“Purtroppo la Politica non ha voluto ascoltare le legittime richieste dei docenti precari di religione”, sostiene il sindacato Snadir, quello col maggior numero di iscritti tra gli insegnanti di religione cattolica (Idr) in Italia.
“Per anni – hanno dichiarato dallo Snadir – si è cercato di aggirare il problema del precariato di religione con interventi superficiali e non risolutivi, fino a quest’ultimo vergognoso e inaccettabile art.1-bis approvato definitivamente approvato il 19 dicembre dal Senato. Tale ingiustizia ha trovato la sua giustificazione tra i paladini della ‘cultura dello scarto’”.
Il confronto a questo punto potrebbe continuare in tribunale: “Di fronte a tale ingiustizia, lo Snadir proporrà iniziative per la tutela dei precari, sia presso i tribunali interni che presso le corti europee per la tutela del principio di uguaglianza e non discriminazione tutelati dalla nostra carta costituzionale, dalla carta di Nizza e dalla clausola 4 della direttiva 1999/70″.
Dopo più di tre lustri, nel 2020, verrà dunque bandito un nuovo concorso per insegnanti di religione cattolica, con la metà dei posti riservata a chi vanta tre annualità da almeno 180 giorni: lo prevede, tra le varie disposizioni, il decreto salva precari approvato il 19 dicembre dal Senato come gli stessi contenuti su cui la Camera dei Deputati aveva dato in via libera lo scorso 3 dicembre. È una decisione importante, perché nel frattempo in Italia tre docenti di religione su cinque sono rimasti intrappolati nel lembo del precariato: parliamo di 14 mila supplenti su un totale di 24 mila.
Solo che non prenderà il via quel concorso riservato ai precari con almeno tre anni di supplenze tanto reclamato da sindacati e partiti politici anche della maggioranza.
E, soprattutto, alla fine, il concorso ordinario, approvato con il decreto salva precari, metterà a disposizione per le assunzioni non molto di più di 6 mila posti, di cui appena 3 mila da assegnare ai precari storici. Quindi, ben 8 mila cattedre continueranno ad andare ogni anno a supplenza
Non è andato in porto, così, l’emendamento annunciato da Gabriele Toccafondi, capogruppo di Italia Viva in Commissione Cultura della Camera, che si era impegnato per portare avanti in Senato un provvedimento per aprire al “concorso riservato per il maggior numero di posti consentito, da affiancare all’ordinario” e per il “superamento del limite del 70% che la norma attuale prevede per i contratti a tempo indeterminato”.
In effetti, anche il limite del 70% di assunzioni di docenti di religione sul totale dei posti liberi, è un handicap non indifferente per la copertura delle cattedre.
Il concorso ordinario non soddisfa innanzitutto i sindacati, che rivendicavano per i docenti di religione lo stesso trattamento (il concorso riservato) adottato per gli insegnanti curricolari.
Per questo motivo lo Snadir è sul piede di guerra contro il governo che si è mostrato ostile alla religione fin dal suo insediamento.
Giusto sottolineare l’ingiustizia e la discriminazione cui sono stati sottoposti gli IdR (Insegnanti di Religione), ancora una volta penalizzati dalla politica per pregiudizio ideologico. Si sollecita l’opinione pubblica ad affiancarci nella lotta per continuare a formare generazioni in nome dei Valori, della Cultura Cristiana e delle finalità educative della scuola italiana.
Giusi Rapisarda
Mpremesso che un concorso è meglio di un non concorso visto che sono passati 15 anni dall’ultimo.
Io sono tra quelli che non ha potuto effettuare il Concorso precedente perché mi mancavano i titoli necessari ed ora mi ritrooc con 24 anni di servizio, di cui 18 alle Statali, da precaria.
Detto ciò, quello su cui non concordo, fondamentalmente, è il superamento del limite del 70% perché è molto rischioso nelle Diocesi piccole a rischio spospolamento, potrebbe prospettarsi la possibilità di persita di lavoro o di ore per molti.
Grazie dell’attenzione, Maria Teresa Testa