“Aspetta! Aspetta! Prenditi cura del popolo cinese. Stanno perdendo la fede!”. Secondo alcuni giornali avrebbe pronunciato queste parole la fedele cinese che ha strattonato Papa Francesco la notte di San Silvestro.
Su molti siti è stato enfatizzato il nesso tra la frase e l’insofferenza provata dal Pontefice. Insofferenza manifestata più per il riferimento alla questione del comunismo cinese che alla stretta di mano troppo vigorosa? La domanda maliziosa è rimbalzata sui Social, con altre interpretazioni molto più fantasiose.
Da un video si vede che mentre il Papa si stava avvicinando, la donna si faceva il segno della croce (ed era l’unica a farlo tra le persone inquadrate).
Come ha osservato il sito Korazym.org, la signora cinese parlava un inglese che sembra quello degli abitanti di Hong Kong. Ma come è noto, il Papa non parla benissimo le lingue straniere, quindi è improbabile che il suo gesto sia una risposta “violenta” alla riflessione della donna che avrebbe toccato un tasto dolente della politica Vaticana, quella che, per dirla con le parole del cardinale Zen, avrebbe consegnato “le chiavi del Paradiso a Xin jao Ping”.
Matteo Orlando
La Fede Quotidiana, per riflettere sull’episodio, pubblica integralmente il commento della dottoressa Valeria Turra.
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Non sono interessata a stigmatizzare il comportamento di Francesco verso la pellegrina asiatica.
Credo tuttavia che una riflessione sia d’obbligo.
Rivedendo il video dell’episodio, si comprende che il papa era sofferente quando è stato strattonato; che quando ha schiaffeggiato la mano della pellegrina non l’ha però fatto di necessità, per divincolarsi, ma per punirla. Evidentemente si sentiva saturo di gente, di folla, di persone che nel mucchio diventano moleste e insistenti, da sc(hi)acciare come mosche.
Ora, è questo papa che ha ridotto il rapporto con Dio a puro essere nel mondo, chiamando i fedeli (e in particolare gli Italiani, con interferenze continue nelle loro scelte politiche) a un vero e proprio darsi in pasto a tutti, senza distinzione. Il rapporto con Dio non è solo questo, ma Bergoglio ha parlato come non ci fosse letteralmente altro da dire. Se qualcuno sopraffatto dalla sofferenza del vivere avesse chiesto al papa come riuscire a ottenere un conforto da Dio non avrebbe trovato, nella sostanza, altra risposta che: datti in pasto al mondo.
Mentre un individuo comune, saturato dai problemi concreti dell’esistenza fino a sentire talvolta soffocata ogni interiorità possibile, trova spesso accresciute le proprie difficoltà da contatti molesti con persone sgradevoli che esso non si sceglie e che deve subire, e a cui non può rispondere con percosse anche quando sarebbe il caso, se non rischiando la denunzia, il papa sceglie di farsi toccare il corpo dal popolo: una scelta che è diventata nel tempo il cuore del suo porsi di fronte alle telecamere. Nessuno se non una scelta di immagine lo vincola a questo comportamento.
Allora sarebbe forse il caso che Francesco riflettesse se, a forza di essere ‘tutto fuori’, nel mondo, ad essersi smarrito in lui non sia proprio il luogo in cui il rapporto con Dio dimora: l’interiorità. E smettesse, forse, di imporre alla coscienza dei fedeli quell’apertura totalmente indiscriminata al mondo che tanto è venuta di peso a lui. Il suo equilibrio mentale ne avrebbe certamente un grande beneficio: come accade a tutti quelli che non sono Dio.
Valeria Turra