Dallo scorso 10 di ottobre i resti mortali del servo di Dio frate Daniele Natale riposano nella chiesa di Santa Maria delle Grazie a San Giovanni Rotondo, in una cappella laterale nella quale sono stati trasferiti dal locale cimitero. Il tutto per consentire ai fedeli maggiori possibilità di visita alla tomba di questo servo della chiesa locale. Frate Daniele Natale appartenne ai cappuccini minori, figlio spirituale di Padre Pio, nato a San Giovanni Rotondo nel 1919 e deceduto nel 1994. Per lui è stata aperta ed è in corso una causa di beatificazione, attualmente nella fase diocesana. Il vicepostulatore è frate Mariano Di Vito al quale abbiamo chiesto chiarimenti su come marcia la causa.
Padre Di Vito, a che punto siamo?
“Il processo è nella fase diocesana e diciamo a buon punto. E’ iniziato da due anni. Quando lo concluderemo, manderemo tutti i documenti alla Congregazione per le cause dei santi a Roma”.
Chi fu frate Daniele Natale?
“Un uomo di Dio, di viva fede e amore per Dio,la chiesa e gli uomini. Come Padre Pio, del quale fu figlio spirituale, ebbe grande devozione al Santissimo Sacramento e alla Madonna”.
Che cosa contraddistinse Fra Daniele Natale?
“La forza ed il calore della sua predicazione. Dirompente e bella, tanto che molte comunità lo volevano presso di loro a predicare. Insomma, un grande e convincente comunicatore e divulgatore instancabile della Parola. Poi fu uomo di evidente carità, durante il bombardamento di Foggia non si risparmiò e aiutò concretamente soccorrendoli feriti e soldati, di qualunque colore fossero, senza distinzioni. Pur malaticcio, non perdeva un solo minuto”.
Lei è anche direttore responsabile della bella e diffusa rivista Voce di Padre Pio, è felice di questo incarico?
” E’ una grande responsabilità,ovviamente un onore. Grava sulla mie spalle, ma lo condivido con una bella redazione che dedica servizi anche di carattere sociale e di attualità. La nostra rivista ha edizioni in italiano, francese, spagnolo, inglese e olandese. Poi si pubblica a Cracovia in Polonia un’ altra edizione in lingua polacca, ma con contenuti diversi dai nostri, a cura dei cappuccini”.
Bruno Volpe