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Abbiamo intervistato il noto parroco e teologo don Alfredo Morselli sull’obbligo di fermare, causa coronavirus, le messe pubbliche sino al 3 Aprile. Con una certa cautela, il sacerdote giustifica la soluzione governativa avallata dalla Cei.

Che cosa pensa del provvedimento che impone di non celebrare messa sino al 3 aprile a causa del coronavirus?

Il provvedimento impone di non celebrare Sante Messe pubbliche; in effetti una riunione di persone come spesso accade in chiesa comporta il pericolo di trasmissione del coronavirus; non si può pensare che necessariamente Dio compia il miracolo di fermare il possibile contagio. Lo può fare, ma non possiamo comportarci come se quasi fosse obbligato a farlo.

È davvero utile?

La Chiesa si deve affidare alle valutazioni tecniche dei migliori medici: se i medici danno una certa valutazione, essa va seguita.Valutazione sul caso pratico: un concorso di popolo come una Messa può favorire la trasmissione del coronavirus?

La messa non è medicina per anima e corpo?

Verissimo, ma cum granu salis; se pecco vado a confessarmi, se sto male vado dal medico, pur restando vero che la grazia aiuta anche la natura.

L’autorità religiosa deve sempre obbedire a quella civile o può obiettare se la sua decisione è contraria a Dio?

L’autorità religiosa deve obbedire in ordine al bene comune naturale, se ciò che viene precettato non è peccato; se lo fosse, bisogna obbedire a Dio prima che agli uomini. Ma far di tutto ragionevolmente per evitare un contagio non è un peccato: sarebbe un’omissione grave il contrario.

Nel passato durante peste e edpidemie si sono celebrate le messe, perchè  ora si sospendono?

Bisogna da un lato tenere presenti le cognizioni mediche delle varie epoche; e poi talvolta sono state prese decisioni analoghe: ad esempio le disposizioni emanate dall’arcivescovo di Lucca Giulio Arrigoni durante l’epidemia di colera del 1854-1855; Durante la pestilenza del 1656, a Roma, da papa Alessandro VII; Urbano VIII durante la pestilenza del 1630.

E circa l’obbligo di ricevere la Sacra  Comunione in mano?

Invece questo è un grave abuso, perché contraddice le norme vigenti e non assicura per nulla l’immunità dal contagio. I virus possono vivere sulle superfici, sia delle mani, che degli oggetti (panche, maniglie etc). L’unico modo per essere sicuri è che il sacerdote disinfetti le dita ad ogni S Comunione e deponga sulla lingua dei fedeli la Particola, oppure in mano su un purificatoio. Questo provvedimento è una vera ferita ingiustificabile al cuore dei fedeli che hanno dispiacere a ricevere l’Ostia in mano.

Allora chiudiamo tutto?

No; le chiese possono essere aperte al pubblico con il SS.mo Sacramento esposto, e i fedeli possono accedere ben distanziati pochi alla volta; sarà cura dei parroci disinfettare bene tutto. Poi ad ogni ora o a intervalli stabiliti, può essere data la Santa Comunione. Questa è solo una di varie possibilità; quindi nessuna resa e nessuna smobilitazione.

Un pensiero su “Coronavirus, p. Morselli: “la Comunione in mano è un grave abuso””
  1. Buon giorno. Mi piace molto andare a messa, vado se riesco anche tutti giorni, però mi fa pensare un po’ per come fare la comunione, so che non va bene prendere la comunione a mano, e si può andare a messa mentre altri si comunicano fare comunione spirituale

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