Detta e scandisce le parole una ad una, Don Fortunato Di Noto, il coraggioso parroco siciliano anti pedofili: ” Non mi sento e tanto meno sono un don Abbondio. Tanti bravi preti si sono esposti e si espongono ogni santo giorno. Sin qui ne sono morti oltre trenta, non dimentichiamolo”.
Don Di Noto: Papa Francesco ha invitato i sacerdoti a non fare i don Abbondio…
“Non è vero che siamo dei don Abbondio, almeno nella maggior parte di noi. Non mi sento e tanto meno lo sono. Tanti bravi sacerdoti si sono esposti e si espongono per portare conforto ai malati. Le parole del Papa credo fosse di stimolo a tutti noi e leggendo bene, questo era un incoraggiamento a noi detto col suo stile un tantino ruspante”.
Utile sospendere le Messe col popolo?
“A mio avviso certamente sì. Bisogna fare qualche cosa , tutto il possibile per fermare la pandemia e seguendo le indicazioni dei medici il solo modo è stare a casa. Del resto, noi non neghiamo la messa e la celebriamo applicandola ai fedeli. I mezzi di comunicazione ci aiutano e dico mai come in questo momento tanta gente vede per via telematica le celebrazioni. In chiesa non avrei tanta gente”.
Coronavirus e… astinenza dalla presenza fisica alle messe. Esiste il rischio di allontanarci dalla pratica religiosa?
“Non lo penso. Anzi, mai come adesso, sento una fame di religiosità Probabilmente questa situazione potrebbe diventare, se presa in positivo, una catarsi, una purificazione della e alla nostra fede. Insomma, un tempo forte e santo, visto che siamo in Quaresima”.
L’esorcista don Sini ha detto che potrebbe esserci dietro il diavolo nel caso questa pandemia fosse stata creata in laboratorio..
“Io spero che si arriverà a scoprire sia la causa che il rimedio. Certamente se si troverà che una mano criminale ha posto in giro il virus sarebbe l’incarnazione perfetta del diavolo e non vorrei essere al suo posto quando arriverà, perché ci arriverà, al giudizio di Dio”.
Lei come si sarebbe comportato nel posto dei governanti?
“Avrei fatto questo con la stessa intensità ma dall’inizio”.
Bruno Volpe