E’ stato firmato ieri a Roma dai responsabili di Caritas italiana, Banca Etica e PerMicro un nuovo accordo per favorire la diffusione del microcredito nelle diocesi e Caritas diocesane, in aiuto alle fasce più vulnerabili. Anche per contrastare gli effetti sociali della pandemia.
Aiutare persone e famiglie vulnerabili, ma anche piccoli imprenditori, ad avere accesso al microcredito, per iniziare percorsi di autonomia lavorativa ed economica. E’ questo lo scopo del nuovo accordo firmato ieri a Roma tra Caritas italiana, Banca Etica e la società di microcredito PerMicro. Uno strumento di inclusione finanziaria a disposizione di tutte le diocesi e Caritas diocesane, per stare accanto alle povertà non solo in maniera assistenziale, con la distribuzione di beni materiali e piccoli aiuti economici. Come dire, ricordando un vecchio adagio molto noto nel mondo della solidarietà: oltre a dare il pesce da mangiare, si offre la canna da pesca per imparare a pescare. Soprattutto andando incontro alle esigenze dei “non bancabili”, coloro che non hanno la possibilità di offrire garanzie per avere accesso al credito. Con un plafond iniziale di 5 milioni di euro – messo a disposizione da Banca Etica e PerMicro – l’accordo punta sulla microfinanza per realizzare interventi di educazione e inclusione finanziaria delle fasce più vulnerabili. Saranno le stesse Caritas diocesane che aderiscono all’iniziativa ad individuare i beneficiari, che potranno essere singole persone, famiglie o microimprenditori. Si tratta di piccoli finanziamenti alle persone fisiche per esigenze familiari (da 3.000 a 15.000 euro) e di finanziamenti alle iniziative di autoimpiego e alle microimprese (da 5.000 a 25.000 euro), fino a 72 mesi di durata. Sono previsti anche percorsi di formazione finanziaria di base per operatori e volontari Caritas, insieme all’accompagnamento dei beneficiari dei prestiti.
Come funziona? Le diocesi italiane hanno la possibilità di costituire un “fondo di garanzia”, che permetterà di ampliare le risorse e la sfera dei beneficiari. “Se tante diocesi apriranno il fondo questo aumenterà notevolmente, altrimenti rimarranno 5 milioni di euro”, precisa Beccegato. Una volta che le somme vengono restituite altri potranno usufruirne. Nel caso le diocesi non fossero in grado di costituire un fondo come garanzia reale potranno offrire una sorta di “garanzia morale”. Ci saranno anche momenti formativi a livello regionale e diocesano. (SIR)