Due nuovi arcivescovi progressisti, almeno secondo la stampa spagnola e quella belga, sono stati nominati dal Papa, rispettivamente per le arcidiocesi di Barcellona e Bruxelles. Si tratta di monsignor Juan José Omella Omella, trasferito dalla diocesi di Calahorra y La Calzada-Logroño, che succede al cardinale Lluís Martínez Sistach, e di monsignor Jozef De Kesel, finora vescovo di Bruges, che succede invece a monsignor André Léonard.
La nomina di Omella ha provocato sorpresa e disagio in alcuni settori della Chiesa catalana e in alcuni ordini religiosi, che avevano proposto la sostituzione del cardinal Sistach con il suo vescovo ausiliare Sebastia Taltavull o con l’attuale arcivescovo di Urgell Joan Enric Vives. Omella, che parla il catalano, è considerato un vescovo progressista, “buon pastore, aperto, sociale, equilibrato e ponderato, che capisce molto bene le idiosincrasie della Catalogna”. Nei mesi passati Omella si è prodigato per creare un fondo per aiutare i disoccupati senza reddito ed ha incoraggiato i fedeli ad accogliere con “generosità e affetto” i profughi (per tale motivo Omella ha organizzato due case nella diocesi, per circa 170 posti, per accogliere i rifugiati).
Il nuovo arcivescovo di Malines-Bruxelles, coordinatore dei vescovi del Belgio, è invece monsignor Jozef De Kesel farà, che la stampa giudica come “un taglio netto” con il passato. Il teologo Gabriel Ringlet giudica De Kesel come uomo “di grande bontà”, “vicino alla gente” e dall'”importante impegno sociale”. Jozef De Kesel, che “preferisce non essere chiamato Vescovo”, nel settembre del 2010, aveva sollevato la questione del mantenimento del celibato obbligatorio per i preti, ritenendo in particolare che anche “le persone per le quali il celibato è umanamente impossibile da rispettare dovrebbero anche avere la possibilità di diventare sacerdoti”. Recentemente ha dichiarato che è importante riflettere sul ruolo della religione in una società che si è evoluto da una comunità cristiana relativamente omogenea verso una società laica ed ha sottolineato che “la Chiesa deve rimanere una comunità aperta” e che “non è isolata dalla società” e si dice “profondamente convinto che la Chiesa è in crisi, ma”, secondo De Kesel, “la parola crisi è un concetto positivo. Ciò significa che è un momento di cambiamento. Si deve accettare la situazione come è oggi e, da lì, costruire un nuovo futuro”. Monsignor De Kesel aggiunge che “la separazione tra Chiesa e Stato è molto importante” e, inoltre, che “la Chiesa non esiste per una condanna, ma ha grande rispetto per coloro che non condividono la sua ideologia” (ideologia… sic!).
Matteo Orlando