di Matteo Pio Impagnatiello
Lo scorso 20 gennaio gli agenti della Polizia Locale hanno celebrato San Sebastiano, loro patrono. Nel Breve Pontificio del 1957, l’allora Pontefice Pio XII proclamò il Santo martire “custode di tutti i preposti all’ordine pubblico che in Italia sono chiamati Vigili Urbani”. La Polizia Locale è la più antica istituzione organizzata di tutela dell’ordine costituito della storia dell’umanità.
In Italia la storia della Polizia Locale è molto articolata, perché il nostro Paese sconta una frammentazione territoriale molto alta, che ha agevolato la formazione di oltre “mille campanili”, ostacolando uno sviluppo omogeneo della nostra società. Così anche l’organizzazione statale ne ha subìto le conseguenze e non deve quindi meravigliare che la polizia locale sia diversa da un punto all’altro della penisola italiana.
A testimonianza di questo variegato contesto nel quale operano gli oltre 60.000 caschi bianchi vi sono gli innumerevoli modi per definire la Forza locale, specie se si fa riferimento alle forme dialettali (ma non solo); oppure le varie uniformi, i diversi gradi in uso; la molteplicità insieme alla varietà dei compiti affidati agli appartenenti ad essa. In un Paese, come l’Italia, che ha raggiunto la sua unità territoriale centosessantadue anni fa, tale differenziazione non rappresenta più un punto di forza. Tutt’altro. Più in generale, va considerata la debolezza/arretratezza dell’intero Comparto Sicurezza, caratterizzato dalla presenza di più Forze di Polizia nazionali, invece che di un’unica Forza di Polizia.
L’impianto normativo che disciplina la Polizia Locale è costituito principalmente dalla legge del 7 marzo 1986 e da quelle di ciascuna Regione, ove emanate. In quell’anno (1986) ci fu l’esplosione della centrale di Chernobyl, Spagna e Portogallo diventarono membri della Cee e Silvio Berlusconi acquistava la squadra di calcio del Milan, divenendone presidente. Sono trascorsi poco meno di 40 anni dall’emanazione della legge quadro che, allora quando fu emanata, si riteneva già superata.
Nel discorso d’insediamento dell’attuale presidente del Consiglio, la Polizia Locale – e, soprattutto la sua improrogabile necessità di essere riformata – non è stata citata, né, forse qualcuno confidava in ciò. Ma gli operatori della Polizia Locale si saranno certamente identificati nel termine “sicurezza”, questa si menzionata da Giorgia Meloni.
Se il mondo è in continua evoluzione, la Polizia Locale resta ancorata ad un apparato normativo oramai vetusto.
Finora vari progetti di riforma, presentati nel corso degli anni da esponenti politici di centrodestra e centrosinistra, sono rimasti su carta, lettera morta, fermi presso le apposite Commissioni parlamentari: risultavano, tuttavia, senza una visione complessiva del futuro della Polizia Locale.
Non è tra le priorità dell’attuale Esecutivo. E’ necessario comprendere che, con una sua maggiore valorizzazione, la Polizia Locale contribuirebbe in maniera più attiva all’ordine e alla sicurezza pubblica, proprio grazie al suo grande bagaglio di conoscenza del territorio e della comunità su cui vigila. “Ars nostra vis urbis” è il motto della Polizia Locale. Confidiamo nel sostegno di San Sebastiano.