La Corte costituzionale del Portogallo ha annullato la legge per depenalizzare l’eutanasia, approvata dal parlamento portoghese lo scorso dicembre.
I vescovi portoghesi hanno manifestato la loro soddisfazione per la sentenza.
I deputati, ora, devono redigere un nuovo testo che risolva i dubbi sollevati dalla Corte nella mancata definizione del concetto di sofferenza di grande intensità, che il presidente della Corte costituzionale, João Caupers, ha definito “intollerabile” .
“La Corte ha compreso che il legislatore, pur dopo essersi sforzato di chiarire alcuni concetti utilizzati nella versione precedente, ha scelto di andare oltre, alterando alcuni aspetti essenziali”, ha affermato Caupers leggendo la sentenza, che in questa occasione è passata con una stretta maggioranza di sette voti a favore e sei contrari.
La legge definisce la sofferenza di grande intensità come sofferenza “fisica, psicologica e spirituale”, qualcosa che non è chiaro ai giudici se sia “cumulativa” o “alternativa”. I magistrati chiedono chiarimenti sulla necessità o meno di avvertire i tre tipi di sofferenza o se ne basti uno solo per ritenerla di grande intensità.
Nonostante la bocciatura della Costituzione, la deputata socialista Isabel Moreira, una delle promotrici del testo, ha dichiarato che si tratta di una questione di forma e non di sostanza. “A quanto pare, i dubbi della Corte costituzionale si basano su una parola. I giudici ci chiedono di chiarire se i concetti ‘fisico, psicologico e spirituale’ sono cumulativi, cosa che per noi è già assolutamente esplicita. Ma se si tratta di correggere una parola, lo faremo”, ha detto Moreira.
Il presidente della Repubblica, Marcelo Rebelo de Sousa, aveva scelto di porre il veto politico alla legge nel tentativo di non passare dalla Corte costituzionale.
È la seconda volta che la Corte Costituzionale del Portogallo annulla una legge sull’eutanasia per mancanza di precisione nei suoi termini.
Il segretario della Conferenza episcopale portoghese (Cep) ha accolto con favore la sentenza.
“La decisione della Corte Costituzionale è in linea con la posizione della Cep, che ha sempre affermato l’incostituzionalità di qualsiasi iniziativa legislativa che metta in pericolo la vita, cioè la depenalizzazione dell’eutanasia e del suicidio assistito”, ha affermato padre Manuel Barbosa.
La Cep si è espressa contro la legge con una nota in cui i vescovi hanno ritenuto che l’approvazione di tale normativa violi “il fondamentale principio etico che si traduce nel divieto di provocare intenzionalmente la morte. Rompendo questa barriera, si andrebbe verso l’ampliamento delle situazioni in cui si può chiedere la morte assistita, con un reale impatto sociale”.
I vescovi portoghesi si rammaricano che la causa della morte sia presentata come “una risposta e una soluzione per le persone affette da malattie, terminali o meno, o a causa di gravi disabilità”.
In un comunicato, la Federazione portoghese per la vita (FPV) afferma di “accogliere con grande gioia la decisione della Corte costituzionale. La morte su richiesta è stata respinta una volta in Parlamento, ha avuto i veti dal Presidente della Repubblica ed è stata respinta due volte dalla Corte Costituzionale. Oggi è chiaro che non esiste una buona legge sull’eutanasia”. Il FPV “spera che, per rispetto della democrazia, dopo l’evidente rifiuto della legalizzazione della morte su richiesta, i suoi difensori rispettino la società e gli organismi sovrani”.