Mons. Jesús Sanz Montes, arcivescovo di Oviedo, ha scritto nella sua lettera settimanale sul terribile terremoto avvenuto in Turchia e in Siria e sul magnifico lavoro di chi salva vite dalle macerie, che cozza con la realtà delle leggi approvate recentemente in Spagna che cercano e incoraggiano la morte.
Ecco il testo integrale tradotto in italiano.
Li abbiamo visti fiutare il filo della vita, e scavare tra le macerie fino a trovare le persone che giacevano sotto travi, pietre e polvere, nel buio più totale, senza aria, senza acqua, senza cibo per ore e ore, per giorni. Abbiamo seguito questa impresa dei nostri cani addestrati come straordinari collaboratori di vigili del fuoco, militari, medici e personale sanitario, insieme a innumerevoli volontari nel mezzo della catastrofe di un devastante terremoto in Turchia e Siria. Era una bellissima simbiosi di unità nella natura creata, dove animali e uomini si uniscono per salvare la cosa più preziosa come la vita stessa ogni volta che è minacciata.
In Spagna è arrivata la notizia del dolore per una simile tragedia, insieme alla gioia di ogni piccola vittoria per una vita conquistata da morte certa che si discuteva contro il tempo. Ancora una volta è stato il prezioso esempio di solidarietà quando si tratta di salvare una vita. E quando alcuni, con le vesti strappate dalla loro comoda distanza, hanno voluto imputare a Dio che nulla ha fatto, assente e fuggiasco per loro, la risposta è sempre stata che Dio era lì, sotto le macerie e nelle mani che le sollevavano fino a rimuoverlo inoltrare agli innocenti sepolti. Le due presenze discrete, le due grida di dolore e di speranza, con cui Dio si impegna in ogni varia circostanza dell’umanità.
Per questo contrasta con un altro terremoto umano che si è messo in scena nel nostro Paese davanti a leggi che rispondono a un’ideologia che non rispetta l’esistenza: la vita incipiente di chi è già concepito non può nascere. La vita terminale di chi, per vecchiaia o grave malattia, conclude il proprio cammino necessitando in questo transito di un aiuto palliativo e non del veleno letale che distrugge. La vita così come è stata data e pervenuta, con il suo codice genetico, il suo genere sessuato, la sua psicologia dell’anima e la sua fisiologia corporea, non con una modifica imposta dalla confusione che diventa irreversibile portando a un esito irreparabile che sfocia nella più terribile disgrazia e suicidio , come i paesi che avanzando nella chimera con grande fatica tentano di tornare indietro.
Sono leggi che non hanno un’esigenza sociale, né consentono un sereno dibattito da parte della società attraverso chi dalla scienza medica, dalla filosofia antropologica, dall’etica universale e dalla morale credente, può motivare, avvicinare alla prudenza, prevenire gli errori e trovare canali per le soluzioni auspicabili in ogni scenario di conflitto di interessi, di domande senza risposte imposte e prese in prestito, delle grandi questioni in cui si rischia la vita di fronte a ciò che è vero, gentile e bello, senza trucchi illeciti o inganni di parte dettati a rischio di una truppa ignorante e dettatrice.
La sconsiderata fretta con cui questa sfilza di leggi sta vedendo la luce con i suoi proclami parlamentari, le sue concessioni e garanzie giudiziarie, la sua carica ideologica totalitaria, risponde a una battaglia dichiarata a ciascun diretto interessato da esse con il pretesto della loro difesa, generando divisione , confronto teso e un’ondata di confusione mai vista prima nella storia. Ma è anche una battaglia camuffata contro il progetto eterno del Creatore e la tradizione antropologica cristiana. Non solo quella cristiana, ma anche ogni visione del mondo religiosa, umana e culturale che abbia rispetto per la vita umana in tutte le sue sezioni (incinta, nata o terminale), nella sua intrinseca identità maschile-femminile, e nel suo sovrano equilibrio naturale tra Persone e animali . In nome di una strana libertà perroflautica, si impongono leggi liberticide che uccidono, che generano confusione distruttiva e seminano l’aberrante assurdità di un mondo capovolto. Questo è un altro terremoto, in cui ci manca l’impegno dell’altezza in cui tutti ci mettiamo a favore di quella vita come dono e compito, che non spetta a noi sperperare, deportare e censurare fino al suo inizio e irreparabile distruzione.
+ Fr. Jesús Sanz Montes, OFM, Arcivescovo di Oviedo