Discutiamo delle teorie del gender con l’onorevole Paola Binetti, parlamentare, esponente del mondo cattolico, appartenente all’ Opus Dei e, soprattutto, psichiatra.
Onorevole Binetti è corretto parlare di “gender”?
“ Per la precisione dico che questa definizione è un tantino superficiale. Bisogna forse essere maggiormente precisi e dire: teoria del gender. E’ una teoria che nasconde insidie e tante bugie, che vanno affontate senza isterie, ma solo con la calma, lo studio e il ragionamento, e certamente la competenza specifica”.
Che cosa è pericoloso di questa teoria?
“Il concetto di genere è presente nella natura e i generi sono solo due: quello maschile e quello femminile, altri non ne troviamo. La teoria appena citata, al contrario, pensa in modo arbitrario, di creare altri generi, crea, insomma, una sorta di sovrastruttura che travalica i generi determinati dalla natura. Si arriva pertanto, ad una idea liquida, indefinita della indentità della persona. La stessa società rischia di smarrire la sua identità seguendo questa teoria che non solo è scientificamente sbagliata, ma va contro quella ecologia dell’ uomo sottolineata dal Papa nella sua ultima encilica. Insomma, siamo in un terreno che va contro la natura”.
Esiste una specie di pensiero unico che pretende di diffondere senza opposizione questa teoria?
“Esiste ed è anche radicato ormai. Il pensiero unico al quale lei fa riferimento si ostacola e controbatte studiando, con risposte motivate e specifiche senza aver paura di risultare anti conformisti. Indubbiamente ci troviamo davanti ad una minoranza molto agguerrita la quale vuol fare passare per maggioritarie tesi che non lo sono, con ogni mezzo. Il rischio della teoria gender è lo scivolamento nel relativismo etico ed anche culturale, la visione del “secondo me”. Io capisco che ogni parere va rispettato, ma sempre quando siamo nel ragionevole. Se io dico secondo me piove in una giornata nuvolosa, questo non è relativismo. Ma se nel nome di una libertà assoluta sostengo che il cane vola, allora siamo fuori strada e non è libertà di opinione, ma solo attacco alla ragione.”
Veniamo al caso corvi nel Vaticano dopo la richiesta dei rinvii a giudizio…
“La mia idea è che ci troviamo davanti ad un brutto episodio che va contro la Chiesa. Dalla ricostruzione si evince che i giornalisti hanno ottenuto quei documenti in modo alquanto equivoco e taccio di altro per non beccare querele. Trovo giusti i rinvii a giudzio anche per loro, gli autori dei libri non sono mossi, come si vuol fare credere, da amore per la verità o la pulizia, ma solo da intento di guadagno personale o notorietà. Non vedo alcun intento di moralizzazione, quanto di banale e brutta speculazione edotoriale. Certi personaggi pur di vendere una copia in più farebbero carte false, in particolare contro la Chiesa e la solita Opus Dei”.
Bruno Volpe