di Mariella Lentini*
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Si definisce u sciccareddu (dal siciliano “l’asinello”) che porta cibo ai poveri. Nato in Sicilia a Nicosia (Enna) nel 1715, Giacomo Amoroso, questo è il suo nome, è un bambino molto povero, mangia solo ceci e fave. Suo padre Filippo è calzolaio e la mamma Carmela Pirro accudisce la famiglia. La mamma è una donna religiosa e insegna al figlio ad essere generoso e caritatevole. Purtroppo Giacomo perde il padre ancora prima di nascere. Non può andare a scuola: deve lavorare nella bottega di un ciabattino per sopravvivere e non essere di peso alla famiglia. In cuor suo, però, sogna di diventare un frate per aiutare i bisognosi e far conoscere Dio a tutti.
Dopo dieci anni di insistenti domande per entrare in convento, sempre rifiutate perché analfabeta, nel 1743 riesce ad indossare il saio dei frati cappuccini, prendendo come nuovo nome Felice. Tuttavia rimane un laico perché non sapendo né leggere, né scrivere, non può intraprendere gli studi in seminario. I superiori lo trattano con durezza e lo scherniscono, ma lui è tanto umile e sopporta tutto con pazienza, per amore di Dio. I suoi compiti sono le pulizie domestiche, aiutare in cucina e in infermeria, coltivare l’orto, aggiustare le scarpe e, soprattutto, chiedere l’elemosina di paese in paese, tra Enna e Messina (Capizzi, Cerami, Mistretta, Gagliano), in groppa a un asinello, per i confratelli e per i poveri.
A volte, incontra persone benestanti altruiste e gentili, a volte ricchi avari e avidi che non solo non danno nulla per chi non ha pane, ma trattano male il povero cappuccino perché ne sono infastiditi. Lui risponde sempre con gentilezza e dice: «Sia per l’amore di Dio». Felice assiste gli ammalati, aiuta i poveri, la domenica visita i carcerati. Ai bambini regala dieci ceci per spiegare loro, in modo semplice, i dieci comandamenti che il fraticello impara a memoria ascoltando la Messa. Tante le guarigioni miracolose ottenute grazie alle preghiere e ai digiuni di Felice e quanti miracoli! Un giorno, una fanciulla affamata chiede con insistenza del pane per lei e sua madre, ma Felice non ha nulla: impietosito trasforma una pietra in una fragrante pagnotta. Muore a Nicosia nel 1787, attorniato da tutti i cittadini, ricchi e poveri.
* Autrice del libro
“Santi compagni guida per tutti i giorni”