di Mariella Lentini*
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Lo credono pazzo e Nicola è veramente pazzo, ma di Dio. Egli ripete sempre le stesse parole in greco «Kyrie eleison! Kyrie eleison!» che significano “Signore abbi pietà dei nostri peccati, mostraci benevolenza”. Viene giudicato malato di mente perché si comporta come i fanciulli. Eppure lui desidera solo seguire il Vangelo (Matteo 18,3): «In verità io vi dico: se non […] diventerete come i bambini, non entrerete nel Regno dei Cieli».
Nasce nel 1075 a Stiri (attuale Distomo, Grecia), in una povera famiglia. Perde il padre e, a otto anni, va a pascolare le pecore. Non sa né leggere né scrivere. La solitudine lo fa riflettere e, così, avverte la presenza di Dio. Un monaco gli insegna una preghiera semplice. Il pastorello la riduce all’essenziale e, in seguito ad una visione di Gesù, recita di continuo «Kyrie eleison!». I bambini festosi lo circondano, i ragazzi lo deridono, gli adulti lo considerano pazzo. Anche la madre, disperata, lo manda via da casa.
Nicola a dodici anni, confortato dalla fede, con in mano una croce e a tracolla una bisaccia, si rifugia nella tana di una pericolosa orsa. Con la sua croce Nicola manda via l’orsa e vive come gli eremiti, cibandosi di erbe. In seguito la madre lo richiama e lo affida a un monastero dove il ragazzino viene picchiato perché non smette di ripetere la sua giaculatoria. Lo rinchiudono in una torre, ma Nicola ricompare in chiesa; lo legano a una catena, ma lui riesce a liberarsi; lo gettano in mare legato mani e piedi e lui si salva aiutato da un delfino. Il ragazzo, poi, decide di andare in pellegrinaggio a Roma.
Nella nave che lo porta in Puglia, ad Otranto (Lecce), i naviganti, infastiditi dal suo ripetere «Kyrie eleison!», lo buttano in mare, ma lui arriva sulle coste pugliesi illeso. Si sposta a piedi, compie alcuni miracoli e ovunque ripete «Kyrie eleison!». Chiede l’elemosina e dona frutta ai bambini che gioiosi lo accolgono saltellando. Purtroppo i “grandi” non sono così ingenui e puri. L’arcivescovo di Lecce e quello di Taranto, disturbati dal forestiero che urla «Kyrie eleison!», lo fanno bastonare e frustare.
Nicola arriva a Trani il 20 maggio 1094 malconcio e affamato. Qui l’arcivescovo Bisanzio lo ascolta, intuisce la sua santità, gli offre un letto e del cibo. Dopo pochi giorni, il pellegrino arrivato dalla Grecia si ammala e muore. Subito avvengono guarigioni miracolose come quella di una ragazzina cieca che riacquista la vista. A Trani, dove San Nicola il Pellegrino è patrono, sorge una cattedrale costruita in suo onore che accoglie le sue spoglie.
* Autrice del libro
“Santi compagni guida per tutti i giorni”