Pubblichiamo la terza e ultima parte dell’intervista esclusiva a Krzysztof Charamsa.
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La comunità cattolica di Barcellona come l’ha accolta?
«La Catalogna e Barcellona mi hanno accolto secondo l’ideale evangelico, e non parlo solo della comunità cattolica istituzionale. Parlo dei credenti, ma anche di uomini di buona volontà, non importa se credenti o no. I Catalani mi hanno accolto splendidamente e così ho ritrovato qualcosa dello spirito del Cristianesimo libero da fariseismo, da ipocrisia e da una semplice cattiveria umana, che è la caratteristica del Vaticano e di molte chiese locali, ad iniziare da una buona parte della mia chiesa polacca. Molti ambienti della Chiesa si sono formati nell’odio verso chi osa essere diverso dallo schema imposto. Nella mia patria molti cattolici non solo odiano i gays o gli Ebrei, ma in questi ultimi mesi offrono una “orgia” dell’odio verso i rifugiati e lo fanno con il silenzioso permesso e benedizione dei vescovi polacchi. Contro di me, dopo il mio coming out, hanno organizzato una “orgia” di odio e di disprezzo, di calunnie e di offensive “preghiere per il malato, pervertito, finocchio”. Nelle reti sociali continuano ad arrivare a me messaggi con il “fango” dell’odio cattolico, infuso e mantenuto in questa mentalità dalla Chiesa istituzionale, dai vescovi, preti e dai cattolici impegnati (non propriamente impegnati nell’amore). A Barcellona e in Catalogna questo odio è impensabile. Qui di solito il senso dell’umanità e del cristianesimo è aperto, tollerante, comprensibile e rispettoso. Ciò che è incredibile sono gli incontri con la gente, nelle conferenze, nelle discussioni, nelle interviste, ma anche per la strada, dove la gente ci ferma, a me e al mio compagno Eduard, si congratula, ci augura di essere felici, ammira il coraggio e non cerca curiosità o gossip, non invade l’intimità. Grazie a Dio, c’è un cristianesimo diverso da ciò che si vive nel fariseisimo del Vaticano che governa il mondo cattolico o nella mentalità imposta dal clero nella mia patria, la Polonia: in realtà esiste anche in Polonia, da dove ho ricevuto un mare di sostegno delle persone singole, ma non nella mentalità dominante imposta dalla Chiesa. In Catalogna vivo qualcosa di questa essenza del Cristianesimo, vivo l’esperienza di quotidiana ricerca di comprensione dell’umano e del cristiano. Chi veramente crede in Dio, non perde di vista l’uomo. Chi crede veramente in Dio, non può odiare altro, ma è sempre aperto a comprenderlo».
Lei si è espresso a favore dell’indipendenza della Catalogna. È davvero convinto che sia un bene per quella bellissima regione o ha ragione l’episcopato spagnolo a preoccuparsi di una tale ipotesi?
«Sono a favore dell’indipendenza della Catalogna, semplicemente perché sono fedele alla dottrina sociale della Chiesa. Alla luce della dottrina cattolica, i Catalani presentano tutti i requisiti necessari di una Nazione: la storia, la cultura, la lingua, la identità spirituale nazionale. Secondo la dottrina cattolica il diritto delle nazioni fa parte dei diritti dell’uomo e prevale sempre. Ogni Nazione ha diritto all’autodeterminazione della propria indipendenza. Tale diritto fondamentale non può essere che rispettato, sostenuto e difeso. L’episcopato spagnolo con la sua esplicita posizione contro l’indipendenza e contro i Catalani, agisce anche contro la dottrina sociale della Chiesa e lo può fare, perché anche la politica del Vaticano in questo punto, come in molti altri, non ha niente a che fare con l’insegnamento cattolico. Purtroppo sono politici farisaici quelli che guidano la chiesa. Così l’episcopato spagnolo si permetteva di offendere la nazione catalana, dicendo che la sua aspirazione all’indipendenza è imprudente, irresponsabile e immorale. Ma non è l’unico punto in cui la chiesa si rivela un’organizzazione ipocrita e semplicemente falsa: insegna una cosa e fa un’altra, come conviene alla sua politica del mantenimento del potere. Sono però sicuro che la mediocrità ecclesiale non è capace di distruggere lo spirito della Nazione catalana e la sua aspirazione all’indipendenza. La Catalogna come paese indipendente sarà uno dei stati più belli della Comunità europea, con una fantastica capitale aperta al Mar Mediterraneo e tutto ciò in uno spirito aperto di fratellanza verso le altre Nazioni, lo spirito che distingue i Catalani nei loro rapporti verso gli altri».
Dopo quello che le è accaduto, da un punto di vista spirituale come si definisce?
«Libero e felice cristiano, più vicino alla verità di Dio che in qualsiasi altro momento della mia vita. Mi godo la pace della liberazione dall’assurdità».
Di cosa trattano le sue ultime pubblicazioni?
«Di Dio e dell’uomo, della persona umana, ma anche del metodo del lavoro teologico e della comunicazione della fede nel mondo moderno. Ho pubblicato su vari temi. L’ultimo testo che ho pubblicato prima del coming out trattava della violenza e dell’odio nel linguaggio della teologia e della Chiesa. Trattava proprio della violenza della Chiesa Cattolica, venduta in nome di Dio, contro le persone umane omosessuali. L’ho pubblicato su una rivista polacca, “Tygodnik powszechny” di Cracovia, sarebbe fantastico se potesse essere tradotto in italiano: è una radiografia dell’odio promosso nel linguaggio teologico polacco. L’articolo ha suscitato le reazioni più assurde da parte della Conferenza episcopale polacca, responsabile di infondere e mantenere il linguaggio dell’odio nella mentalità polacca. In Polonia i vescovi sono capaci fare le prediche contro le tecniche in vitro, che in realtà sono un fantastico aiuto alle persone infertili, un vero dono di Dio. Ebbene, i vescovi usano addirittura le argomentazioni che invitano i bambini concepiti in questo modo di mettersi contro i loro genitori, che con tutto il loro amore, ricorrendo alla medicina, hanno dato vita a questi figli. Dai vescovi quei genitori sono presentati come delinquenti, per i quali devono pregare i loro figli, nati da “questa delinquenza”. Ecco di nuovo la “forza della preghiera” usata come l’arma piuttosto diabolica per screditare le persone. Ma non solo in questo campo l’insegnamento cattolico è arrivato alle assurdità di un terrore psicologico».
Matteo Orlando e Maria Rocca
Suggerirei un passaggio da Barbara d’Urso per ufficializzare il nuovo corso
Non credo che sarà mai possibile, finche io sarò in questo mondo, che i cattolici integralisti e retrogradi possano mettersi nella condizione di cercare di capire cosa sia veramente l’essere omosessuale e quanto sia una condizione normale voluta da Dio. Il problema è che solo questa parte della chiesa ferma al medioevo è alla luce delle opinioni del mondo. La chiesa vera e fedele a Cristo fatta di uomini e donne gay e non, che si occupa dei veri insegnamenti di Gesù, raramente è ascoltata. D’altra parte è già accaduto 2000 anni fa, siamo sempre e comunque tutti ipocriti, vipere, farisei a servizio del tempio e non a servizio degli uomini amati da Dio.
Se l’essere omosessuale è una condizione normale e voluta da Dio ( come tu faccia a saperlo che è voluta da Dio poi; te l’ha detto Lui?) essere eterosessuali è anormale? La Chiesa vera e fedele fatta da uomini e donne gay? Ma ti rendi conto di quello che scrivi? E quali sono i veri insegnamenti di Gesù? Li conosci solo tu? Quelli che conosciamo noi non sono quelli “veri”?
Caro Alberto, nn hai capito un cazzo.leggi qualche testo scentifico sull’argomento e erudisci il tuo cervello.