di Mariella Lentini*
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È un violento soldato di ventura: altissimo, forte, robusto. Nato a Bucchianico (Chieti), in Abruzzo, il 25 maggio 1550, Camillo de Lellis, di famiglia nobile, dai diciassette ai venticinque anni trascorre la sua vita tra i campi di battaglia e i tavoli da gioco, fino a perdere tutto quello che possiede. Un giorno qualcosa cambia radicalmente nel suo cuore. È ferito, ricoverato in un ospedale romano, il San Giacomo. Camillo si rende conto delle difficoltà in cui versano i nosocomi dell’epoca e, soprattutto, delle incompetenze e dei modi brutali con cui vengono trattati i sofferenti poveri, abbandonati a se stessi. Decide, quindi, di dedicarsi ai malati e al miglioramento della loro condizione.
Inizia la propria opera di assistenza come inserviente volontario proprio al San Giacomo e, per seguire la propria vocazione, su consiglio di San Filippo Neri, suo contemporaneo, nel 1584 Camillo si fa ordinare prete. Fonda una congregazione di laici e religiosi consacrati a Cristo crocifisso “i Ministri degli Infermi” (infermieri camilliani) per la cura degli ammalati, dei poveri e degli affamati, a casa, per le strade, in ospedale. L’ex soldato apre ospedali in varie città italiane e per primo organizza l’assistenza sui campi di battaglia, attraverso l’invio di unità mobili con medici, infermieri, medicine e attrezzature: viene considerato il precursore della “Croce Rossa Internazionale” e, quindi, il suo protettore. Una grande croce rossa di stoffa, infatti, campeggia sugli abiti dei “camilliani”.
Camillo introduce anche alcune novità fondamentali per la cura degli ammalati, come un apposito reparto per le malattie contagiose, l’apertura delle finestre per il ricambio dell’aria, adeguata alimentazione, ordine e pulizia. In un momento di crisi, calunniato e criticato dagli stessi collaboratori, Camillo prega davanti al crocifisso. Improvvisamente il santo vede le braccia della statua staccarsi dalla croce, Gesù gli parla esortandolo a continuare la sua missione: «Io ti aiuterò. Questa impresa non è tua, è mia».
Il santo, rinfrancato dalla visione, fino all’ultimo giorno della sua vita, nonostante soffra per varie disfunzioni, visita e cura i malati. Si spegne a Roma nel 1614 dove viene sepolto, nella Chiesa di Santa Maria Maddalena. Patrono dell’Abruzzo, è protettore di ospedali, ammalati e infermieri. Viene invocato per la buona riuscita di interventi chirurgici. Oggi la “Famiglia Camilliana” è diffusa in tutto il mondo.
* Autrice del libro
“Santi compagni guida per tutti i giorni”