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Il Vangelo di Domenica 27 agosto 2023 – XXI Domenica per annum

Dal vangelo secondo Matteo 16,13-23


In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.
Da allora Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno.
Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».  

Foto di Jeff Jacobs da Pixabay

COMMENTO

Chi è Gesù? È la domanda su cui è imperniato il brano di Vangelo che abbiamo appena ascoltato. Non è una domanda che serve a soddisfare una curiosità tra le tante, ma è una domanda fondamentale per la nostra vita. Perché la domanda su Gesù è così importante per la nostra vita? Perché se Gesù è solo un uomo, un uomo saggio, un uomo buono, un uomo che ha lasciato alcuni insegnamenti molto profondi, ma i cui resti riposano in qualche cimitero della Palestina, non è molto rilevante per noi. Possiamo prendere qualcuno dei suoi insegnamenti, usarlo per la nostra vita, come facciamo con qualche pensiero saggio di qualche antico, e basta. Tutto qui. Ma se è vero che Gesù è Dio che si è fatto uomo rimanendo Dio, che è morto, è risorto, ed oggi è vivo in anima e corpo e siede alla destra del Padre e ci ha preparato un posto per vivere eternamente beati con Lui, allora tutto cambia. I suoi insegnamenti non sono soltanto lo spunto per qualche riflessione, ma sono dei comandi che ci ha lasciato perché questa nostra vita abbia un senso, perché sappiamo affrontare senza disperazione, il dolore e la morte, perché possiamo raggiungere il traguardo più importante della nostra vita, l’unico che conta davvero: la salvezza della nostra anima, la vita eterna. 

E Gesù sottopone questo tema ai suoi apostoli, che oramai stavano già da tempo con Lui. Anzitutto fa un sondaggio di opinioni: «chi dice la gente che Io sia?». Le risposte sono le più disparate: Giovanni Battista, Elia, Geremia, qualcuno dei profeti. Risposte tutte diverse ma che hanno una cosa in comune: sono tutte sbagliate.

La verità non la si decide a maggioranza. La verità esiste di per sé, indipendentemente dal nostro pensiero. Sia la verità su una qualsiasi questione di poco conto, sia la verità su un tema tanto importante e fondamentale.

Allora Gesù cambia domanda e passa al personale: «Voi chi dite che Io sia?». È la domanda fondamentale, come dicevamo più sopra. Pietro risponde, e risponde giusto: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». Sei il Figlio di Dio, sei il Messia, sei Tu stesso Dio, quel Dio che esiste veramente, che è vivo oggi, che sarà vivo per sempre, indipendentemente da cosa ne pensiamo noi.

Pietro risponde giusto, e si merita il plauso di Gesù. «Beato te, Simone, figlio di Giona». Lo chiama con il suo nome originario, con il patronimico, «figlio di Giona», un po’ come chiamarlo con nome e cognome. È un riferimento stretto alla sua persona, è una parola rivolta proprio a lui.

E perché è beato? Perché non è merito suo se ha dato la risposta giusta, se ha detto questa verità fondamentale su Dio. «Non te l’hanno rivelato né la carne è il sangue», cioè non sono stati la tua intelligenza, le tue doti umane, i tuoi studi, la tua profondità spirituale a rivelartelo (la carne), neppure la tua appartenenza al popolo eletto di Israele (il sangue), ma è stato Dio.

Pietro dice la verità su Dio illuminato da Dio stesso, e Gesù dichiara che fonderà la sua Chiesa su di lui, e nulla, nessun potere malvagio e avverso a Dio potrà abbatterla. È una garanzia che Dio ci da: la Chiesa non verrà mai meno, e non potrà insegnarci cose false in materia di fede e di morale. Il primato di Pietro è a garanzia di tutto questo: il Papa, che di Pietro è il personale successore, ci garantisce che la fede professata dalla Chiesa oggi è la stessa fede degli Apostoli. Non ogni parola del Papa è magistero: per essere garantita da questa promessa di Gesù è necessario che il Papa stia parlando di fede (le verità su Dio) o di costumi (la morale, quello che dobbiamo fare per piacere a Dio), qualunque altra materia non è oggetto di magistero; è necessario che parli come pastore e dottore dell’intera Chiesa, non stia cioè esprimendo un parere personale; ed è necessario che dichiari che quello che sta dicendo è garantito dall’autorità di Gesù Cristo, degli apostoli Pietro e Paolo e della sua. Non ogni parola, ogni pensiero, ogni decisione del Papa, seppure degni di rispetto, hanno questa garanzia. Quando il Papa parla a titolo personale è possibile, mantenendo il giusto rispetto, non essere d’accordo con quello che dice.

La funzione principale del Papa è proprio questa: dirci la verità su Dio, garantire che la fede professata dalla Chiesa oggi sia la stessa di quella professata dagli Apostoli. Non è qualcosa che limita la nostra libertà, che ci opprime, ma è una garanzia che ci rassicura, che ci libera, perché è la verità che ci fa liberi. Conoscere la verità su Dio permette alla nostra fede, alla nostra vita, di non perdersi dietro a favole che ci siamo inventati, ma di vivere una vita gioiosa, perché fondata su Dio, autore di ogni gioia.

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