di Mariella Lentini*
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Vicinio nasce in Liguria nel III secolo. Durante la feroce persecuzione dei cristiani, Vicinio si rifugia a Sarsina, in provincia di Forlì-Cesena. Qui si nasconde su un monte poco distante dalla città, che oggi prende il suo nome. Vicinio si raccoglie in preghiera e conduce una vita solitaria, fatta di privazioni. Il suo desiderio è stare a contatto con la natura e con Dio. Verso l’anno 303, la popolazione di Sarsina prega il Signore perché deve essere eletto il loro primo vescovo. All’improvviso la gente, con grande stupore, vede apparire sopra al monte due angeli che sorreggono alcuni lembi di stoffa indossati tradizionalmente da un vescovo. Il segnale è inequivocabile. In cima a quel monte vive l’eremita arrivato dalla Liguria che prega tutto il giorno e compie miracoli di guarigione dalle malattie del corpo e, soprattutto, dell’anima. Vicinio viene proclamato, a furor di popolo, vescovo. Carica che l’eremita ricopre per ventisette anni, anche se non abbandona il suo monte dove spesso fa ritorno per pregare meglio. Vicinio diffonde le parole del Vangelo e aiuta il prossimo a essere più buono e a sfuggire le azioni malvagie.
Si narra che durante il suo cammino verso la montagna, al suo passaggio una grande quercia si sia inchinata con i suoi lunghi rami, fino a toccare terra. Per le sue guarigioni Vicinio usa una “catena” di ferro, un collare che fa indossare al malato e che lui stesso si appende al collo quando prega.
La tradizione racconta che, dopo la sua morte, avvenuta a Sarsina nel 330, un ladro abbia rubato la “catena” per rivenderla credendo, così, di poterne trarre un profitto. Il manigoldo, però, con in mano la “catena” rubata, comincia a correre per allontanarsi dal paese giungendo al fiume Savio, ma, dopo aver corso tutta la notte, al mattino si ritrova nello stesso posto da cui è partito. Allora, impaurito e pentito, abbandona la “catena” che viene subito dopo ritrovata e conservata nella Cattedrale di Sarsina assieme alle spoglie del santo. La “catena” di San Vicinio ha risolto in bene tante sofferenze dello spirito anche dopo la morte del vescovo e, ancora oggi, richiama numerosi pellegrini da luoghi vicini e lontani. Ogni anno, il 28 agosto, Sarsina festeggia il suo protettore con spettacoli, fuochi d’artificio, mostre e stand gastronomici. Molto richieste dai turisti e, soprattutto, dai fedeli romagnoli sarsinati, sono i curdlen benedetti, fili colorati di seta intrecciati che i devoti mettono al collo come una moderna “catena”.
* Autrice del libro
“Santi compagni guida per tutti i giorni”