«I radicali sono stati gli ideologi consapevoli della realtà che viviamo. Nella nota, collaudata ed articolata strategia della Rivoluzione liberale – o, se vogliamo, per restare in Italia, del regime laico e relativista – hanno da sempre svolto la funzione, tipicamente leninista, dell’avanguardia illuminata, minoritaria, ma organizzatissima e super-lobbystica, alla quale vengono assegnati (dai Superiori Incogniti) compiti da nucleo incursori. Teste di cuoio per lanciare il primo attacco, quello che apre la prima breccia in una delle tante battaglie di quella vera guerra di sterminio condotta, nella cultura e nella legislazione italiana, via via contro tutti i fondamenti ed i capisaldi della legge divina – attaccati in progressione graduale – ed in specie contro la famiglia e la società. Finora: rivoluzione sessuale, da veri eredi del ’68; divorzio; contraccezione; aborto; fecondazione assistita; ideologia omosessualista; eutanasia; antiproibizionismo in materia di droga. Domani – magari – pedofilia, incesto, infanticidio: sempre, beninteso, in nome dei diritti umani ed in vista del Governo Mondiale per imporre la dittatura della Felicità Universale promessa dal principe di questo mondo».
Risponde senza peli sulla lingua, alle domande de LA FEDE QUOTIDIANA.IT, Pasquale Quinto, detto “Danilo”, che è stato lo storico cassiere del Partito Radicale e, dopo una conversione, si è scagliato contro il Partito di Pannella e Bonino scrivendo Ancilla Hominis. La chiesa è il corpo mistico dell’uomo? (Edizioni Radio Spada, 2015); L’Europa tra Sodoma e Gomorra. Un viaggio nel continente senza Dio (Arkadia, 2014); Emma Bonino dagli aborti al Quirinale? Come si diventa un’icona laica della modernità e del potere (Fede & Cultura. 2013); Da servo di Pannella a figlio libero di Dio (Fede & Cultura, 2012).
Non condividiamo molte delle affermazioni di Quinto, tuttavia le proponiamo integralmente, senza censure.
Il mondo dell’informazione nazionale sembra averla ostacolata nella denuncia delle malefatte di Pannella and company. Come mai un partito così piccolo riesce a condizionarli?
«Non mi attendevo granchè dall’informazione e dalla comunicazione italiana. È asservita al potere e i radicali sono una faccia di questo potere. Non c’è mai stata un’inchiesta giornalistica seria sul denaro che pubblico che hanno gestito i radicali, nonostante la loro declamata e ipocrita idiosincrasia a usare il denaro dei cittadini: i trattamenti pensionistici riservati ai loro eletti; le quote di finanziamento pubblico per le loro liste europee, parlamentari italiane o regionali, i contributi per l’editoria per la loro Radio, che da quasi vent’anni – attraverso una legge dello Stato – gode di contributi pubblici rilevantissimi (10 milioni di euro all’anno) per trasmettere le sedute parlamentari, servizio che viene trasmesso gratuitamente dalla Rai e da molti siti. Sono decine e decine i parlamentari cattolici che da lustri si prodigano perché questo avvenga. La rete radicale del potere fa leva soprattutto su coloro che fuoriescono dal Partito Radicale, che per la maggior parte mantengono intatti ottimi rapporti con gli amici di un tempo: da Daniele Capezzone a Francesco Rutelli, da Eugenia Roccella a Gaetano Quagliariello, da Roberto Giachetti a Benedetto Della Vedova e tanti altri. Il successo radicale nella società italiana si spiega anche e soprattutto così. Con la capacità sorprendente di riunire nel corso degli anni, con strumenti sofisticati di propaganda e di buone conoscenze, tutto e il contrario di tutto, al fine di rendere funzionale e tatticamente possibile qualsiasi tipo di strategia politica, che ha bisogno sempre di sostegno e alleanze, le più disparate, le più vicine e le più fedeli. I legami di chi esce da quell’esperienza restano sempre e, alla bisogna, vengono fatti fruttare. Vicendevolmente».
Può raccontarci la storia della sua conversione e come alimenta la fede?
«Umilmente riconosco che è stata la Grazia la vera protagonista, nascosta, ma assoluta e luminosa, della mia conversione. Essa è il primum movens dell’intera vicenda: la Gratia gratis data o Gratia Prima, una iniziativa libera di Dio che precede qualunque nostro merito, giacchè Egli ci ha amati per primo quando ancora noi non lo amavamo. In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati. È questo irresistibile richiamo che mi ha condotto per mano, a riconoscere la mia identità, la mia natura, sepolta dai miei peccati. Come insegna il Dottore Angelico: “La grazia presuppone la natura e poi la perfeziona. La Grazia non supera la natura, ma la compie”. Alla Grazia ho tentato di corrispondere, esercitando il dono più grande che Dio ci ha dato: il libero arbitrio. Si è rinnovato, così – per l’ultimo degli uomini quale io sono – lo strepitoso miracolo cha da due millenni non cessa di ripetersi nella Chiesa e di stupire il mondo e che si rinnoverà fino alla fine dei tempi: il mistero di un figlio lontano che ritorna da suo Padre, attraverso Gesù, nella sua casa, la Chiesa Cattolica, con la sua Mamma, la Santissima Vergine Maria. Quando Dio riempie l’uomo di Grazia, analogicamente avviene quel che accadde alla Nostra corredentrice, alla prima cristiana, la Santissima Vergine, la Madre del Salvatore: dalla creatura vecchia, nasce una creatura nuova, che attraverso la Fede e, quindi, la ragione, riconosce la Verità di Dio, che precede il Suo amore. Come insegnano San Giovanni Apostolo e San Paolo – e, poi, Sant’Agostino – in Dio all’essere seguono prima l’intelligenza e poi l’amore e non viceversa, con buona pace di molti (teologi e no), per i quali è di moda richiamare la Misericordia e l’Amore di Dio, per eliminare la nozione di Dio che è anche Giustizia, diventata scomoda per chi intende abolire la categoria del peccato. Con la Fede e grazie all’azione e ai doni dello Spirito Santo, si riconosce Gesù, che non è solo Persona. È Persona Dogma, che per Sua Grazia e libera iniziativa decide d’incontrare gli uomini e di insegnare loro se stesso: il Dogma. Questa è l’unica certezza del cattolico: Instaurare Omnia in Cristo, come indicava San Paolo e come ripetette nel suo motto San Pio X».
Fare politica oggi da cattolici è possibile e con chi?
«Con nessuno di coloro che si dichiarano cattolici e sono seduti in Parlamento. Da vent’anni, la loro opera ha concorso alla dissoluzione delll’istituto familiare, ha difeso la legge 194 sull’aborto – che viene considerata una buona legge da applicare – non ha promosso una sola iniziativa legislativa in grado di affrontare il maggior problema della società italiana, che è quello della decrescita della popolazione. Si sono adoperati, su tutti i temi – l’equiparazione dei figli nati dall’incesto ai figli naturali, la legge sulla procreazione medicalmente assistita, sono i casi più eclatanti – per affermare la logica del compromesso e per salvaguardare il “male minore”. Stessa cosa faranno sulle unioni civili tra persone dello stesso sesso, sull’eutanasia, sulla legalizzazione della droga, sulle normative che introducono l’educazione al gender nelle scuole. Occorrerà attendere una o forse due generazioni per nutrire la speranza che le cose cambino. Sempre che qualcuno non riesca – attraverso la scuola, che è ampiamente degradata e succuba di un’ideologia di stampo comunista – a sottrarre i bambini alla bellezza di essere educati ai principi del bene e del giusto. La battaglia da fare, a questo proposito, è una e una sola: diffondere il più possibile nel Paese l’esperienza delle home-schooling».
Cosa ne pensa di Papa Francesco e della sua pastorale?
«Come egli stesso chiede, anch’io prego per il Papa, perché mi sento figlio della Chiesa e suo figlio. Non prego perché continui nella sua opera, che considero devastatrice rispetto alla Parola di Dio, perché i suoi errori stanno facendo un danno incalcolabile e difficilmente rimediabile alla Chiesa di Gesù Cristo, l’unica che porta alla salvezza eterna. Prego perché si ravveda e si converta. Se questo non dovesse accadere, prego che Dio intervenga presto. Nel modo che Egli deciderà. Ciascuno di noi, anche il Papa, sarà giudicato per i comportamenti che ha avuto nel corso della sua vita terrena. Il giudizio di Dio, nel caso del Papa, sarà correlato alle sue immense responsabilità, che non riguardano i cambiamenti climatici, la pace, la povertà, la giustizia sociale, la corruzione, la mancanza di lavoro, ma la salvezza delle anime. Gesù Cristo è venuto ad abitare in mezzo a noi, per salvare le anime e solo per questo. Il Papa sta condannando le anime del suo gregge, al peccato nei confronti di Dio, di Suo Figlio e dello Spirito Santo. Di questa responsabilità sono conniventi coloro che tacciono e coloro che fanno da cassa di risonanza alle sue parole, senza esercitare nessuna critica. Chi si trincera dietro l'”obbedienza totale” al Papa – che si ha solo se parla “ex cathedra”, dovendo anche in questo caso rispettare determinate condizioni – compie un abominio agli occhi di Dio e non tiene conto di quello che chiede di fare la Sacra Scrittura. Dice, infatti, San Paolo nella Lettera ai Galati (commentato da san Tommaso d’Aquino nella Summa theologiae II-III, 33,4,2): «Ma quando Cefa venne ad Antiochia, mi opposi a lui a viso aperto perché evidentemente aveva torto».
Cosa pensa sul rapporto tra cattolicesimo e Islam?
«Basta leggere quanto ha detto sull’aereo che lo ha riportato dall’Africa a Roma, Bergoglio. È possibile che di fronte a queste enormità, si continui a tacere?».
Che impressioni ha tratto dal recente Sinodo?
«Il mio primo pensiero va a coloro che dovranno offrire a Dio la loro sofferenza per i peccati commessi dai membri del Sinodo e dal suo dominus, Bergoglio. Anche coloro – gli 80 – che hanno detto no alla decisione di cambiare la legge divina, hanno responsabilità immense. Avrebbero dovuto proclamare pubblicamente l’eresia. Altro che votare. E avrebbero dovuto farlo da molto tempo. Il risultato del Sinodo sulla comunione ai divorziati risposati era stato già deciso da Bergoglio, almeno un anno e mezzo fa. Non è un dono di Dio, come egli dice. È un dono del Concilio Vaticano II. Quindi, un dono massonico e diabolico. Nell’aprile dell’anno scorso, Julio Sabetta, che abita a San Lorenzo, una località della provincia di Santa Fe, nel centro-est dell’Argentina, scrive su Facebook che gli era successa «una delle più belle cose della mia vita, dopo la nascita delle mie figlie»: una telefonata del Papa, in risposta a una lettera che sua moglie gli aveva scritto nel settembre scorso. Sabetta spiega che la moglie voleva un consiglio perchè, essendo divorziata, non poteva prendere la comunione e “voleva sapere come fare, perchè sentiva che se la prendeva stava rompendo una regola della Chiesa”. Sette mesi dopo, il telefono è squillato e il Papa le ha chiesto scusa per il ritardo della sua risposta e ha spiegato alla donna che “è una questione che stiamo trattando in Vaticano, perchè il divorziato che prende la comunione non sta facendo nulla di male”. L’uomo ha poi raccontato che sua moglie, con cui vive da 19 anni e dalla quale ha avuto due figlie, aveva scritto al Pontefice esprimendogli il desiderio di ricevere l’Eucarestia. In un’intervista successiva, la donna spiega che il Papa gli avrebbe detto di avvicinarsi alla comunione “senza problemi”. “Mi ha detto”, aggiunge, “di andare a prendere la comunione in un’altra parrocchia”. Il “caso per caso”, con relativo “discernimento”, deciso dal Sinodo, era stato già deciso da Bergoglio un anno e mezzo fa. I Motu Propri dello scorso mese di settembre, con i quali è stato introdotto il divorzio cattolico – con il silenzio-assenso di tutti i Vescovi e Cardinali – vanno nella medesima direzione».
Cosa pensa della vicenda della documentazione trafugata in Vaticano?
«Penso che sia in atto da molto tempo, all’interno della Chiesa, una guerra tra bande, senza esclusione di colpi. Il diavolo opera e non si stanca. In questo momento, la “buona battaglia” dev’essere condotta innanzitutto dai laici, che sono chiamati ad operare nella Libertà e nella Verità, che insieme all’amore per una persona, sono l’essenza stessa del Cristianesimo. I “tempi bui” – dei faccendieri, dei manipolatori della realtà, dei mestatori e dei personaggi torbidi, che come avvoltoi si sono stipati nella Chiesa di Gesù Cristo – sono appena iniziati. Non c’è molto da dire su coloro che sfruttano questa situazione per arricchirsi con i loro libri. Fa un po’ pena, ma ci sta. Sappiamo che la lotta finale sarà tra la bestia immonda e l’Immacolata Concezione. Lei, su questa terra, ci vuole forti, ostinati, credenti. Combattivi e non remissivi. Affidiamoci, quindi, alla sua intercessione, a quel Suo Cuore Immacolato nel quale Dio ha depositato il Suo amore, per attraversare le tribolazioni di questa valle di lacrime e disperazione e vivere, attraverso di lei, grazie alla consolazione e alla speranza che solo lei ci sa dare e alla sovrabbondanza di bene che sola può sconfiggere il male, la Resurrezione e la bellezza del Paradiso. I soldati di Gesù Cristo non sono scomparsi. Sono per la maggior parte silenti, intimiditi da una cultura che li vuole soggiogati, tiepidi, insignificanti agli occhi di Dio. La loro è una responsabilità grande, perché Colui che fa nuove tutte le cose, alla fine, li giudicherà come dice Apocalisse 21,7-8. C’è una sola meta per coloro che su questa terra vogliono combattere: la Città santa, Gerusalemme, ci ricorda Apocalisse 22,2-5. Quel tempo dove non vi sarà più notte è vicino, dice l’Angelo, ma per viverlo il giusto deve continuare a combattere nel bene. La sua attesa non può essere inerte, perché l’ingiusto ha ancora spazio per commettere ingiustizie e non convertirsi. Qualunque sia la condotta dell’uomo, il piano di Dio non si arresterà».
Secondo lei il potere della Massoneria è grande in Italia?
«Padre Pio da Pietralcina si lamentò con il suo padre spirituale del fatto che tanti “disgraziati nostri fratelli corrispondono all’amore di Gesù col buttarsi a braccia aperte nell’infame setta della Massoneria! Preghiamo per costoro acciocché il Signore illumini le loro menti e tocchi il loro cuore”».
Matteo Orlando
[…] FONTE: lafedequotidiana.it […]