«Riconosciamo che il cristianesimo non è né un incidente né un errore, ma un frutto della volontà divina e un dono per le nazioni. Separando tra loro l’ebraismo e il cristianesimo Dio ha voluto creare una separazione tra compagni con differenze teologiche significative, non una separazione tra nemici». A dirlo sono 25 rabbini, tutti espressione del giudaismo ortodosso che, in Israele, negli Stati Uniti e in Europa, guidano comunità, istituzioni e/o seminari. Si tratta dei rabbini Jehoshua Ahrens, Steven Langnas (Germania), Marc Angel, Irving Greenberg, Asher Lopatin, Jeremiah Wohlberg (USA), Isak Asiel (Serbia), David Bigman, David Brodman, Natan Lopez Cardozo, Yehudah Gilad, Alon Goshen-Gottstein, Eugene Korn, Daniel Landes, Benjamin Lau, Shlomo Riskin, David Rosen, Naftali Rothenberg, Hanan Schlesinger, Daniel Sperber, Alan Yuter (Israele), David Bollag, Marc Raphael Guedj (Svizzera), Simon Livson (Finlandia), Shmuel Sirat (Francia)
L’affermazione è contenuta nel documento To Do the Will of Our Father in Heaven: Toward a Partnership between Jews and Christians (Per fare la volontà del nostro Padre in cielo: Verso un partenariato tra ebrei e cristiani), preparato in occasione della presentazione in Vaticano, la Santa Sede presenterà il nuovo documento della Commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo, intitolato Perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili (Rm 11,29). Riflessioni su questioni teologiche attinenti alle relazioni cattolico-ebraiche in occasione del 50º Anniversario di Nostra Aetate (n. 4).
Il rabbino David Rosen, direttore per le questioni interreligiose dell’American Jewish Committee, una delle maggiori istituzioni ebraiche mondiali sarà a Roma, accanto al cardinal Kurt Koch, alla presentazione del documento vaticano. Il testo firmato dai 25 rabbini ricorda che «dal Concilio Vaticano II l’insegnamento ufficiale della Chiesa cattolica sull’ebraismo è cambiato in maniera radicale e irrevocabile. La promulgazione di Nostra Aetate cinquant’anni fa ha dato il via a un processo di riconciliazione tra le nostre due comunità. Apprezziamo l’affermazione della Chiesa riguardo all’unicità della posizione di Israele nella storia sacra e rispetto alla redenzione finale del mondo. Gli ebrei di oggi hanno ormai sperimentato amore sincero e rispetto da parte di molti cristiani, attraverso iniziative di dialogo, incontri e conferenze in tutto il mondo».
I rabbini ricordano anche che, visto «che la Chiesa cattolica ha riconosciuto l’Alleanza eterna tra Dio e Israele, noi ebrei possiamo riconoscere il perdurante valore costruttivo del cristianesimo come nostro partner nella redenzione del mondo, senza nessuna paura che questa comunanza possa essere sfruttata per finalità missionarie […] “Non siamo più nemici, ma inequivocabilmente compagni nell’articolare i valori morali essenziali per la sopravvivenza e il benessere dell’umanità”. Nessuno di noi può svolgere da solo la missione affidatagli da Dio in questo mondo».
Gli Ebrei (chiamati “i nostri fratelli maggiori” da Papa Giovanni Paolo II e “i nostri padri nella fede” da Papa Benedetto XVI) e cristiani «devono lavorare insieme come partner per affrontare le sfide morali della nostra epoca». Gesù, scrivono i rabbini, «ha portato un doppio bene al mondo. Da un lato ha rafforzato la Torah di Mosè maestosamente […] d’altra parte ha rimosso gli idoli delle nazioni». Ebrei e cristiani, concludono i 25 rabbini, «hanno una missione di alleanza comune per perfezionare il mondo sotto la sovranità dell’Onnipotente, in modo che tutta l’umanità invochi il suo nome e le abominazioni siano rimosse dalla terra. […] Ebrei e cristiani hanno in comune più di ciò che ci divide: il monoteismo etico di Abramo; il rapporto con il Creatore del Cielo e della Terra, che ama e si prende cura di tutti noi; una credenza in una tradizione vincolante e i valori della vita, della famiglia, della giustizia compassionevole, delle libertà inalienabili, dell’amore universale e della pace nel mondo». Naturalmente il dialogo interreligioso, ribadiscono i rabbini, non riduce «in nessun modo al minimo le differenze in corso tra le due comunità e le due religioni».
Maria Rocca
Un importante segno del tempo. Come sempre arriva senza clamore. Grazie al cielo.