di Mariella Lentini*
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Una vita spesa per difendere i diritti dei malati di lebbra e dei diseredati di tutto il mondo e per denunciare l’egoismo e l’indifferenza della società dei consumi e dello spreco. Raoul Follereau nasce nel 1903 a Nevers (Francia) in una famiglia di ricchi industriali. Si laurea in diritto e filosofia. Cristiano cattolico, crede fermamente nel messaggio d’amore lasciato da Gesù. Fin da giovanissimo scrive poesie dedicate alla fratellanza e alla pace, contro la guerra, la miseria, l’ingiustizia sociale. A quindici anni conosce Madeleine Boudou, sua moglie, con la quale condivide per tutta la vita la sua missione a favore dei malati di lebbra. A diciassette anni pubblica il suo primo libro, diventato famosissimo (dieci milioni di copie tradotte in trentacinque lingue): Le livre d’amour (dal francese, “Il libro dell’amore”).
Destinato a una brillante carriera come scrittore e giornalista, nel 1936 un viaggio in Africa nel deserto del Sahara cambia radicalmente la sua vita. Raoul deve realizzare un articolo sul missionario Charles de Foucauld. La sua jeep si ferma in un’oasi. Qui il reporter incontra un gruppo di lebbrosi cenciosi, terrorizzati, affamati, abbandonati da tutti. Il cronista non si lascia alle spalle quello che ha visto. Non ci riesce.
Tornato in Francia deve fare i conti con lo scoppio della Seconda guerra mondiale (1939-1945). I suoi articoli tuonano contro il nazismo ed è costretto a nascondersi, ma non si ferma. Lancia delle campagne internazionali di sensibilizzazione rivolte ai potenti della Terra e all’umanità a favore dei lebbrosi: esseri umani imprigionati, esiliati, privati del cibo, dell’acqua, delle medicine, di ogni dignità umana. I titoli sono efficaci: “L’Ora ai Poveri” (offrire la paga di un’ora di lavoro all’anno ai lebbrosi), “Un Giorno di Guerra per la Pace” (devolvere il costo di un giorno di guerra per i poveri). “L’apostolo dei lebbrosi”, come viene chiamato, fa il giro del mondo trentadue volte. Visita 95 Paesi alla ricerca dei lebbrosi da aiutare e tiene 1200 conferenze, nonostante debba camminare con un bastone poiché soffre di reumatismi. Nel 1952 scrive all’ONU affinché i lebbrosari-prigione vengano trasformati in centri di cura.
Negli anni Sessanta scrive ai presidenti dell’Unione Sovietica e degli Stati Uniti e chiede, invano, il corrispettivo di un giorno di guerra in Vietnam (conflitto armato durato vent’anni, dal 1955 al 1975) da devolvere per opere di pace o di rinunciare a un aereo bombardiere per curare i lebbrosi. Con i fondi raccolti durante le sue conferenze Raoul Follereau realizza un ospedale in Costa d’Avorio, nella città di Adzopé, dando vita all’attuale “Istituto Nazionale del Trattamento della Lebbra” e riesce a far curare e guarire circa un milione di lebbrosi in tutto il mondo. Scrive libri tra i quali Se Cristo domani…, La civiltà dei semafori, La sola verità è amarsi (Editrice Missionaria Italiana EMI). Le sue parole, soprattutto rivolte ai giovani, sono come macigni.
Scuotono le coscienze:
«È ben poco sperare, e vivere è nulla: bisogna amare. […]
Il solo modo di assicurare la propria felicità, è di non pensare che a quella altrui. […]
Amiamoci, questo è tutto. È il segreto della felicità […]
Compatiamo i cattivi e tentiamo di convertirli. Mostriamo loro
che battono una strada sbagliata, che il male è complice dell’infelicità, che solo
la bontà conduce alla gioia. […] Il tuo ideale non è compreso? Che importa! […]
Coraggio, amico! La lotta non è mai troppo dura, il sogno mai troppo grande! […]
La civiltà non è né il numero, né la forza, né il denaro. La civiltà è il desiderio
paziente, appassionato, ostinato, che vi siano sulla terra meno ingiustizie, meno dolori, meno sventure. La civiltà è amarsi. […]
Ripetiamo dunque, senza posa e senza stancarci, ai responsabili del nostro destino: meno carri armati, e più aratri. Per tutti. Meno bombardieri, e più ospedali. Per tutti. Meno bombe, e più pane. Per tutti. […] Contestate, ma per costruire. […]
Organizzate l’epidemia del Bene. E che contamini il mondo! […] »
(Brani tratti dal volume “Il libro d’amore di Raoul Follereau”, Bologna, Editrice Nigrizia 1970)
Raoul Follereau muore a Parigi nel 1977. La sua opera di sensibilizzazione continua attraverso varie organizzazioni a lui intitolate. In Italia, a Bologna, è attiva la “AIFO–Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau”. Oggi in 150 nazioni, grazie a Follereau che l’ha ideata e all’ONU che l’ha lanciata la prima volta nel 1954, viene festeggiata “La Giornata Mondiale dei Malati di Lebbra”, celebrata ogni ultima domenica di gennaio.
* Autrice del libro
“Santi compagni guida per tutti i giorni”