«Ancora una volta il Partito Democratico si lascia trascinare dalle istanze dei collettivi transfemministi e finisce per andare nella direzione opposta alla tutela di famiglie, donne, giovani e bambini. Le critiche del PD alla proposta di legge regionale sulla famiglia in Umbria, infatti, non sono altro che pura ideologia, ma evidentemente a sinistra vogliono lasciare da parte le famiglie e continuare a far crollare, in Umbria e in tutta Italia, le nascite, anziché combattere questo tragico inverno demografico. I dem hanno perso una buona occasione per stare dalla parte delle famiglie italiane e delle donne perché la proposta di legge, a prima firma Paola Fioroni della Lega, prevede infatti politiche mirate e strutturate al sostegno della famiglia, della natalità, delle neo mamme e dei nuclei familiari numerosi e quelli monoparentali. Dovrebbe in tal senso avere un consenso unanime, peccato che non sia così, aver pensato al bonus bebè, al bonus per le neo mamme per conciliare vita familiare e lavorativa, ai contributi per il diritto allo studio e allo sport dei più giovani, alla tutela della libertà educativa dei genitori, l’inserimento di una nuova norma per tutelare gli orfani di padre e di madre e soprattutto l’introduzione del “fattore famiglia”, un parametro che supera l’Isee e permette di valutare risposte più consone alle esigenze delle famiglie. Allo stesso modo è positivo che la proposta abbia pensato anche alla creazione di un Dipartimento per le politiche familiari, che speriamo possa diventare un luogo di confronto con le associazioni, per indirizzare al meglio le politiche per la famiglia in Umbria. Ci auguriamo dunque che le barricate ideologiche del PD non scalfiscano la volontà di portare fino in fondo questa legge e che dunque venga discussa in Aula dal Consiglio Regionale dell’Umbria nel più breve tempo possibile e che venga presa ad esempio da altre regioni italiane».
Così Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia onlus, in merito alla proposta di legge sulla Famiglia e alla sua recente approvazione da parte della Terza Commissione del Consiglio Regionale dell’Umbria, la quale modifica il Testo unico in materia di sanità e servizi sociali e alle critiche mosse dal Partito Democratico che ha definito il provvedimento “ideologico e oscurantista”.